E' strano quando scopro qualcosa che secondo me è geniale, per poi accorgermi che il resto dell'umanità non la pensa affatto come me.
E' proprio questo il caso di "Boomtown", una serie televisiva creata da Graham Yost che adoro, ma che ha avuto un destino a dir poco sfortunato. Il pubblico statunitense non l'ha affatto capita e apprezzata, dunque la NBC ha prima interrotto la stagione 1 al diciottesimo episodio (sui 22 ipotizzabili), poi ha provato a "rilanciare" la serie, con una stagione 2 in cui le caratteristiche che rendevano il serial così unico e speciale sono state edulcorate, per provare a farlo diventare un prodotto più "di massa". Risultato? Questa seconda stagione è andata peggio della precedente ed è stata chiusa prima del termine... dopo solo 6 episodi. E a "Boomtown" e ai suoi appassionati le cose non sono andate meglio addirittura nemmeno in formato home video. Se esiste un cofanetto DVD con la raccolta completa di season 1, infatti, è impossibile trovare le sei puntate di season 2. Solo in Francia (popolo dai gusti evidentemente raffinati) è stato distribuito un box "Boomtown complet" con tutti i 24 episodi.
Cosa mi piace a tal punto di "Boomtown" da farmelo definire geniale?
Innanzitutto la particolare tecnica narrativa. La serie è un polizesco ambientato a Los Angeles e in ogni puntata viene mostrato un caso diverso, analizzato... come un perfetto meccanismo ad orologeria... attraverso la percezione che i vari protagonisti hanno degli stessi momenti. Ciascuno di loro... che sia un poliziotto, un criminale, un avvocato o un infermiere... nel corso della puntata "cede il testimone" a un altro personaggio e la vicenda si completa attraverso i vari punti di vista differenti sui medesimi fatti, a mostrare (e anche a dimostrare) che le vite degli uomini sono sempre strettamente connesse fra loro. Il tutto viene gestito in maniera sapiente, con un montaggio raffinato e puntuale e una sceneggiatura solida e ben calibrata, capaci di sviluppare la trama senza confusione, anche quando si avventurano nella narrazione non cronologica delle singole prospettive, che vanno inevitabilmente a intersecarsi e sovrapporsi. Una cura maniacale, ad esempio, è dedicata agli elementi che fanno da "trait d'union" fra i piani temporali differenti e che permettono allo spettatore di ricollocare immediatamente tutto al posto giusto. In questo compito grande rilievo assumono anche le scelte funzionali ed eleganti fatte in materia di fotografia, con l'uso di luci, filtri e tonalità che assurgono anche al ruolo di elementi narrativi, non "semplicemente" visivi.
Come accade in molti dei miei polizieschi preferiti, poi, "Boomtown" e le vite dei suoi protagonisti sono fortemente legate alla città in cui agiscono, ovvero Los Angeles. E la "città degli angeli" è ritratta molto bene. Esce fuori dal serial in maniera prepotente, con le sue strade, le sue case, la sua storia, il suo stile di vita e le sue contraddizioni. "Boomtown" non è semplicemente ambientata a LA. "Boomtown" è LA.
La caratterizzazione dei personaggi, infine, è talmente forte e delineata da creare figure davvero tridimensionali. Alcune spiccano rispetto ad altre, ma il cast è vasto e anche i comprimari delle singole puntate vengono analizzati nel profondo e resi credibili. Li vediamo interagire fra loro nei casi, ma scopriamo anche il loro lato più intimo e vero, li seguiamo nel privato delle loro esistenze, assistendo da una posizione privilegiata a vicende che hanno caratterizzato il loro passato e condizionano ancora oggi la loro vita. Ma li vediamo anche evolversi nel corso della storia, seguiamo la loro crescita e l'accumularsi di esperienze, che ne fanno di giorno in giorno persone / personaggi nuovi, sempre più ricchi e maturi. Sul podio delle mie preferenze personali salgono sicuramente tre caratteri...
3) David McNorris (interpretato da Neal McDonough), un procuratore distrettuale in apparenza senza scrupoli e assetato di potere. Un corruttore, un traditore, un alcolizzato... probabilmente il personaggio che compie la parabola di crescita più interessante.
2) Joel Stevens (a cui Donnie Wahlberg ha prestato il volto), il detective "senza macchia e senza paura", il boy scout costretto a lottare anche a casa, dopo aver terminato il turno in centrale, di fronte a un dramma familiare che ha lasciato pesanti conseguenze nella sua vita di coppia.
1) Bobby Smith (interpretato da Mykelti Williamson), o meglio... Fearless, come viene chiamato da tutti, un uomo capace di guardare dentro di se e di essere davvero libero. Come chiunque di noi, ha tanti demoni ancora da sconfiggere, ma ha intenzione di fissarli dritti negli occhi, non ha più voglia di nascondersi o scappare. Ed è anche il miglior tiratore di L.A.
Accetta un consiglio spassionato: se non hai ancora visto "Boomtown", devi rimediare prima possibile. E nel frattempo gustati anche l'opening della prima stagione, che sintetizza bene le atmosfere e le ambizioni del serial, permettendo anche di ascoltarne il bellissimo tema musicale...
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