mercoledì 27 febbraio 2008

Brutium me genuit, Mantua rapuere

Sabato 1 Marzo andrò a Mantova insieme ad Alessio e Chiara, forse si uniranno a noi anche Carlo e Leonardo, per partecipare alla terza edizione di Mantova Comics & Games. Gli amici Francesco e Sara hanno organizzato una convention che si prospetta davvero incredibile, lavorando per mesi anche di notte e nei weekend perchè tutto risulti perfetto. E sono certo che ci riusciranno, non solo per la stima e l'affetto che nutro nei loro confronti o perchè AmazingComics.it è "media partner" della kermesse, ma anche perchè già le prime due edizioni sono state molto belle e divertenti, sebbene fossero ancora "di rodaggio". Dunque sono sicuro che tutto nell'edizione 2008 funzionerà come un perfetto meccanismo ad orologeria, grazie all'esperienza accumulata e all'interesse che la città natale di Virgilio e la sua sua amministazione sembrano finalmente aver prestato all'evento.

Il programma della convention punta specialmente su una sfilza di ospiti che non finisce più e di altissimo livello, scrittori e disegnatori provenienti da tutto il mondo, vere e proprie star della letteratura disegnata. Ma anche gli incontri si prospettano come imperdibili e, su tutti, brilla la presentazione de "La neve se ne frega", la graphic novel di Matteo Casali e Giuseppe "Cammo" Camuncoli, edita da Panini Comics e ispirata all'omonimo libro di Luciano Ligabue. Alle ore 16:00 di Sabato, infatti, avremo la possibilità di assistere alla conferenza in cui l'opera sarà introdotta di persona dai due simpaticissimi e bravissimi autori, ma anche dal grande Liga! Fantastico!

Sono un fan di Ligabue sin dal suo primo disco. Insieme ai miei amici abbiamo praticamente consumato i vinili di "Ligabue" e "Lambrusco coltelli rose e pop corn" nella mansarda di Giovanni, mentre giocavamo a "poker agricolo" e costruivamo la nostra "famiglia allargata". Se per me... proveniente dalla Calabria e poi da Roma... è stato così facile ambientarmi in Emilia, è sicuramente stato merito anche del Liga, capace di creare testi e musiche "universali", ma anche di cantare la sua terra in maniera assolutamente concreta e vera. Sarò emozionatissimo quando... dopo aver comprato e ascoltato i suoi dischi, imparando a memoria i testi di tutte le canzoni... dopo aver assistito a più di una sua esibizione live in giro per l'Italia... dopo aver visionato varie volte e adorato entrambi i suoi film... vedrò Ligabue sul palco di Mantova Comics a parlare del mio più grande "amore mediatico", i fumetti... in particolare del suo fumetto.

Non vedo l'ora che Sabato arrivi e vi do anche appuntamento nella "Sala signing", il cuore della manifestazione, dato che Franz mi ha sibillinamente comunicato che è già previsto un mio intervento in questo spazio. Cosa abbia in serbo per me e quale sarà il mio ruolo, lo lascio ancora avvolto nel mistero, anche perchè... non l'ho ben capito neppure io :-) Di certo non farò autografi o disegni, anche perchè nessuno li vorrebbe e, comunque, con la matita in mano non sono capace neppure di tirare una linea dritta! Ma ti do comunque appuntamento a Sabato pomeriggio quando... dopo aver gironzolato fra gli stand per salutare gli amici e per farmi autografare il mio MARVEL MADE IN ITALY dai tanti autori pubblicati nel volume e presenti alla manifestazione (quando è uscito a Lucca ero troppo stordito e indaffarato per riuscirci)... stazionerò nello spazio signing e "farò il mio show"! Ci vediamo sabato e... mi raccomando... tieni botta sino da allora!

venerdì 22 febbraio 2008

Lost in N.Y.

Quando guardo un film o un serial TV, quando leggo un fumetto o un libro, di solito per me la cosa più importante è la storia. Se il soggetto non è interessante e non è sviluppato attraverso una sceneggiatura ben calibrata, tendenzialmente non riesco a emozionarmi, anche a dispetto dello sfarzo visivo o del dispendio economico in effetti speciali. Ma non succede sempre così e c'è sempre un'eccezione alla regola. L'ultimo film che ho visto al cinema ne è la prova evidente. Mi riferisco a "Cloverfield", visionato insieme all'amico Alessio qualche giorno fa.

La storia è qualcosa di già visto e rivisto, l'ennesima variazione sul tema di Godzilla. Un gigantesco mostro attacca New York senza una ragione o una spiegazione precisa. Scatena la sua rabbia e la sua immensa forza contro la "Grande Mela" e la sua popolazione, uccidendo chiunque si ponga sul suo cammino senza meta e devastando qualsiasi cosa gli capiti intorno. Un gruppo di amici si muove in questo contesto, sfidando la morte e dirigendosi dritto nel cuore della tempesta per salvare una compagna in pericolo. Nulla di più e nulla di nuovo. Ma in questo caso non è importante la storia in se per se. La cosa veramente importante è come questa storia viene raccontata.

Il film è girato con stile "documentaristico amatoriale". Seguiamo le gesta dei protagonisti attraverso una telecamera digitale, che uno di loro continua ad usare, evidentemente sotto shock, anche nei momenti più tragici e pericolosi. Questo espediente ci fa entrare nel film e ci porta allo stesso livello dei personaggi. Ci fa vivere le loro paure, la loro ansia, la loro incredulità di fronte a quello che sembra un incubo. Fino a pochi minuti prima erano tutti insieme a festeggiare, gioendo per la bellezza della vita e affrontando i piccoli problemi di tutti i giorni. Poi un'esplosione improvvisa. Seguita dopo pochi minuti da un'altra. E improvvisamente tutto inizia a crollare. I grattacieli, la Statua della Libertà, le loro vite. Tutto è in bilico, tutto in pericolo. La paura serpeggia fra le strade, la gente è in preda al panico. E anche noi siamo lì, in mezzo a chi corre, a chi prova a capire cosa stia succedendo, a chi piange, a chi grida, a chi cerca i propri cari sepolti dalle macerie.

La camera si sposta in maniera nervosa e confusa, sempre ad altezza d'uomo. Un lungo piano sequenza quasi ininterrotto. Le uniche pause, che permettono di "giocare" in fase di montaggio, sono inserite in maniera altrettanto naturale e logica, attraverso pause casuali nella ripresa, grazie alle quali intravediamo anche le immagini precedentemente impresse sulla stessa videocassetta usata per documentare l'evento. Flash dal passato, capaci di dare ancora più senso all'orrore che stiamo vedendo e vivendo nel presente.

In questo film si incontrano due mondi. Una trama "per le masse", ma narrata in maniera assolutamente sperimentale. E il risultato finale è qualcosa di estremamente coinvolgente e innovativo, che porta nella "fabbrica dei sogni" idee e impulsi provenienti dal mondo dei serial TV e dei videoclip musicali, in cui il ruolo del produttore J.J. Abrams, noto per aver creato la serie televisiva "LOST" (che adoro... ma avrò modo di parlartene meglio in futuro...), sembra predominante rispetto a quello del regista Matt Reeves. Sancirà una nuova tendenza nel panorama cinematografico americano? Darà vita a una "scuola"? Aprirà le porte alla prossima generazione di cineasti, che magari integreranno ulteriori novità e stimoli provenienti da ambiti diversi? Onestamente non ne ho idea. Probabilmente si tratta di una produzione ancora troppo "avanti" per piacere al grande pubblico dei "block buster" tipici, ma lascerà un segno e aprirà nuove strade. Di certo è una pellicola che mi ha "preso" molto, come spero accada ogni volta in cui le luci in sala si abbassano, il pubblico smette lentamente di chiacchierare e l'odore di pop-corn si sparge nell'aria... quando la magia del cinema si rinnova ed è ancora capace di stupirmi.

giovedì 14 febbraio 2008

One way love is just a fantasy

Una delle più belle canzoni del grande Marvin Gaye. Lanciata nel 1976, il mio anno di nascita. Magistralmente interpretata nel 1995 da Madonna. Con le musiche completamente reinventate dagli unici e soli Massive Attack. In uno splendido video diretto da Earle Sebastian. "I want you". Tutto perfetto, sembra quasi fatto a posta per il mio giorno di San Valentino 2008.



Il testo originale di "I want you" by Madonna

martedì 12 febbraio 2008

Diego

Come quasi ogni italiano, sono sempre stato un appassionato di calcio. Lo seguivo sin da piccolo in TV e giocavo ogni settimana la schedina (una colonna con una doppia... una volta ho addirittura fatto un 12... da 96.000 lire o giù di li...).

Negli ultimi anni del liceo andavo ogni due Domeniche allo "stadio" (ci vuole coraggio a definire il Tarsitano così, ma ora che l'hanno abbattuto, nel ricordo si nobilita) a vedere le partite della Paolana, la squadra del paese. Un paio di volte l'ho addirittura seguita in trasferta con Danilo, come nel fallimentare spareggio a Messina, il cui ricordo più vividono sono i chilometri percorsi a piedi e i mitologici abitanti delle case che affacciano proprio sul campo. Evidentemente esasperati dal caos quotidiano, hanno ben pensato di rinfrescarci con lancio di gavettoni dai piani alti. Dei veri signori.

Nel periodo dell'università andavo all'Olimpico almeno due volte all'anno, quando di mezzo non c'era anche la Coppa Italia, per ammirare la mia squadra del cuore impegnata in campionato contro le due formazioni capitoline. Sono un tifoso della Juventus. Il primo ricordo che ho del calcio è una sequenza di "90° minuto", in cui un giocatore con indosso una maglia bianconera tirava una punizione potente ed elegante dal limite dell'area, mettendo la palla sotto l'incrocio, ma perdendo subito dopo l'equilibrio sul fondo viscido e cascando col sedere a terra. Esultava con uno sguardo talmente divertito e sornione, da farmi prendere all'improvviso coscienza di qualcosa. Il calciatore era Michel Platini e in quel momento mi ha fatto scoprire, con la sua classe e il suo stile, di essere un supporter juventino. La Juve l'ho sempre seguita parecchio, sia in televisione che dal vivo, anche perchè tutti i miei migliori amici condividono questa mia stessa "fede" calcistica. Se penso a Checcho, Livio e Luigi sotto la tempesta di Perugia, mentre perdevamo lo scudetto nella farsa della palla a nuoto... mah... meglio non ricordare...

Poi è arrivata "calciopoli" e l'interesse è crollato. Per fortuna ho seguito con gusto e soddisfazione i mondiali di Germania. D'altronde lavoro a stretto contatto con numerosi colleghi francesi, dunque lascio immaginare che ulteriore gusto possa aver assunto la vittoria in finale sulla nazionale d'oltralpe. Però dopo non è stato più lo stesso. La Juventus (giustamente) in serie B. Gli imbrogli e le menzogne di Moggi e compagnia bella (si fa per dire) venuti a galla, ma più in generale il clima disonesto e gli interessi dell'intero "sistema calcio italiano". I continui atti di violenza verbale e fisica, con i morti ammazzati fuori dagli stadi, nelle strade e nelle autostrade, come se vivessimo in un'assurda guerra civile. Il business sempre più esagerato e a tutti i costi, a discapito dello sport vero. Mi sono sentito improvvisamente tradito e disgustato da tutto questo mondo e da quello che è diventato. Ho smesso di guardare i goal in TV, di andare a giocare la schedina o di fare un paio di scommesse, addirittura di informarmi sui risultati delle partite. Stop, di colpo. Senza che sia stata una scelta predeterminata, è avvenuto tutto in maniera assolutamente naturale.

Ma negli ultimi mesi un che di sopito si è risvegliato. Un fiore è tornato a sbocciare in questo deserto. E' successo qualcosa, che per adesso mi ha spinto a seguire di nuovo i programmi televisivi della domenica. Saltando tutte le interviste ignoranti e ripetitive, le contestate moviole o gli inutili scoop di mercato. Seguo il calcio in TV solo per tornare alle origini. Per stupirmi davanti a un "eurogoal" o a un dribbling secco. Per meravigliarmi di fronte a un'ardita serpentina fra gli avversari o a un perfetto stop a seguire. Per gioire grazie a un triangolo chiuso sulla fascia o a un lancio millimetrico. Per restare a bocca aperta a causa di una parata impossibile o di un intervento in scivolata che salva la situazione. Cosa è successo? Cosa mi ha fatto riscoprire che l'essenza di questo sport è ancora il divertimento e lo spettacolo? Che il calcio è ancora bello? Che le punizioni si continuano a mettere sotto il sette e che si cade ancora allegramente col sedere in terra dopo averlo fatto? Semplice. Andando alla ricerca di scontrini e ricevute, dopo tanto tempo ho rovistato nelle tasche secondarie del mio portafogli e ho trovato una figurina che conservo da parecchio e ormai non vedevo da tanto, quasi da essermi scordato di averla sempre con me. Lo sticker è quello di Diego. Armando. Maradona. L'ho rivisto e una serie di flash mi ha bombardato il cervello. Il resto è venuto da se.



PS: questo non è sport, è poesia.

PPS: come disse il telecronista argentino, esultando per il goal di Maradona ai mondiali di Messico '86 contro l'Inghilterra... quello in cui scavalcò 7 avversari partendo dalla propria metà campo, prima di appoggiare dolcemente la palla nella porta ormai sguarnita... "Gracias, Dios. Por el futbol, por Maradona, por estas lagrimas".

domenica 10 febbraio 2008

E venne il giorno in cui i Cyloni decisero di sterminare i loro padroni

"I Cyloni furono creati dagli umani. Furono creati per rendere la vita più facile nelle Dodici Colonie. Ed ecco che venne il giorno in cui i Cyloni decisero di sterminare i loro padroni. Dopo una guerra lunga e sanguinosa, fu dichiarato un armistizio. I Cyloni se ne andarono alla volta di un altro mondo che potessero chiamare casa. Fu costruita una remota stazione spaziale......dove gli umani e i Cyloni potessero incontrarsi e mantenere relazioni diplomatiche. Ogni anno i coloniali inviano un ufficiale......i Cyloni nessuno. Nessuno ha mai visto o avuto notizie dai Cyloni per oltre 40 anni".

E' questo l'antefatto alla base della serie televisiva "Battlestar Galactica", remake dell'omonimo serial uscito negli States durante gli anni '80. Quando l'originale "Galactica" veniva trasmesso sulle televisioni nostrane, ero troppo piccolo per coglierne tutti i significati e la complessa trama. Ero semplicemente affascinato dalle atmosfere fantascientifiche, dai combattimenti negli spazi siderali e dal nemico che gli umani dovevano affrontare. Gli spietati Cyloni. A pensarci adesso, quei modelli fanno sorridere. Sembravano quasi dei tostapane umanoidi, usciti da qualche mercatino del modernariato, ma ai tempi erano avveneristici. E la nuova serie di "Battlestar Galactica" si distanzia dalla prima proprio come lo fanno le sembianze dell'avversario. Ai vecchi robottoni cromati e dai movimenti impacciati, si sostituiscono oggi macchine di morte precise e efficienti, che arrivano addirittura ad assumere sembianze umane.

La storia inizia quando i Cyloni ritornano dopo 40 anni di latitanza, distruggendo la stazione spaziale diplomatica e mostrando le loro sembianze ed i loro intenti. Una robot umanoide esclama "E' iniziata" e così prende il via una catena di eventi che porterà alla totale invasione e distruzione dei 12 pianeti delle colonie, con la quasi totale estinzione della nostra razza. Saranno solo 49.554 i superstiti, sopravvissuti per lo più perchè al momento dell'attacco erano nello spazio. Alcuni su navi da trasporto, altri su cargo merci, altri su basi scientifiche, altri ancora... per fortuna... sulla nave da guerra Battlestar Galactica. La nave è ultimo ricordo dell'armata che aveva combattuto in passato contro il nemico ed è quasi pronta per essere dismessa. Poi diventa improvvisamente l'unico mezzo per garantire la sopravvivenza del genere umano. La flotta stellare si sposta nello spazio alla ricerca di una nuova casa, muovendosi attorno alla nave da combattimento e ai suoi caccia spaziali, unica difesa contro le immense navi dei Cycloni e i loro stormi di navette senzienti.

Serial TV: Battlestar Galactica

Sebbene l'azione sia sempre spinta al massimo, la vicenda non si gioca solo su spettacolari combattimenti e ardite manovre spaziali. La vita dei superstiti e l'organizzazione di questa nuova società riescono a essere ugualmente al centro dell'attenzione. Questo micro sistema riflette tutte le modalità di insiemi più vasti e gli autori lo usano per analizzare con particolare attenzione le dinamiche e connessioni di potere, politica e informazione. Tutti i personaggi principali sono immersi in questo clima, dovendosi dividere fra la volontà di sopravvivere e la necessità di capire perchè devono continuare a lottare, quando ormai i loro mondi e le loro vite sono distrutte per sempre.

Molto interessante anche la figura dei Cyloni. Non sono automi senza idee e senza inventiva. Si sono evoluti. A tal punto che qualcuno di loro ha addirittura assunto sembianze umane. E discutono di sentimenti, teologia, sensazioni. Sono diventati esseri senzienti e vivi o sono semplici inganni prodotti da una tecnologia perfetta? A questa domanda non deve rispondere solo lo spettatore, devono farlo anche i protagonisti. Si troveranno ad affrontare sul campo i nemici e scopriranno che alcuni di loro si sono infiltrati fra le proprie fila. Il dubbio che qualcuno dei propri compagni possa essere un nemico, probabilmente è l'arma più potente che i Cyloni hanno a disposizione.

Personalmente ho terminato di vedere da poco la prima stagione del serial e mi sono già gettato a capofitto nella seconda, dato che mi ha appassionato molto e per tanti motivi oltre a quelli citati finora. Per le sue atmosfere cupe e angoscianti, che si innestano su una trama fitta e densa di colpi di scena, capace di cambiare le carte in tavola da un momento all'altro. Per i personaggi, costruiti in maniera credibile e ben caratterizzati (la mia preferita sicuramente Scorpion), con un buon cast di attori a metterli in scena. Per la grande qualità visiva, in cui gli elementi quasi "cyberpunk" immaginati per gli apparati tecnologici sono gestiti con una computer grafica di ottimo livello, capace di creare mezzi e battaglie nello spazio come non se n'erano mai visti prima in TV. Insomma... perchè è davvero un prodotto "deluxe", ben scritto e ben realizzato, visione obbligata per tutti i fan di science fiction, specialmente quella di ambientazione spaziale, ma anche per chiunque voglia lasciarsi prendere da una storia avvincente e da una trama serrata.

Un'ultima annotazione: se, dopo aver letto questa mia recensione, deciderai di dare una chance alla serie... non fare come me! Io, infatti, ho iniziato a vederla partendo dall'episodio 1, intitolato "33 minuti". E ho quasi rischiato l'infarto o una crisi d'ansia, effettuando il salto spaziale ogni 33 minuti insieme alla flotta coloniale e senza capire bene cosa stesse accandendo. Ebbene sì, prima della puntata numero 1, molto meglio vedere la mini-serie in due parti che le fa da naturale prologo.

giovedì 7 febbraio 2008

Se vuoi qualcosa nella vita, datti da fare e prendila!

Ieri sera sono andato al cinema dopo tanto tempo, per vedere insieme ad Anna il film "Into the wild - Nelle terre selvagge", diretto da Sean Penn e interpretato da Emile Hirsch. Una pellicola molto intensa, quasi "viva", tratta dal libro "Nelle terre estreme" di Jon Krakauer, che a sua volta è ispirato alla storia vera di Christopher McCandless.

Il fulcro della narrazione è il viaggio. Un viaggio fisico, attraverso i luoghi più estremi degli Stati Uniti, sino a raggiungere le terre del Nord e la natura selvaggia. Ma specialmente un viaggio interiore, alla ricerca di se stessi e della felicità, di un equilibrio con il creato. Una fuga dagli schemi imposti della società, dalle sovrastrutture, dalla sporcizia della nostra civiltà, che viene compiuta allontanandosi sia fisicamente che mentalmente da una vita vissuta sino da allora con estrema sofferenza. Percorrere questo cammino insieme al protagonista ci consente di ammirare alcuni dei luoghi più belli, ma al tempo stesso ostici e inospitali, del nostro pianeta. Dal Gran Canyon all'Alaska, passando per il Messico del Nord. Fra improvvise piene nel deserto e placide acque marine, attraverso gli sterminati campi di grano del sud Dakota e le rapide del fiume Colorado. Incrociando il cammino e la vita di un'umanità varia e interessante. Ciascuno porta con se una storia da raccontare, una storia che merita di essere ascoltata, prima di raggiungere la pace nella solitudine più assoluta. Man mano che i volti si avvicendano... che le esperienze si accumulano... che gli scenari si modificano... Christopher cambia, anche la sua famiglia cambia... tutto cambia. E a un certo punto la strada si fa impegnativa, angosciante, decisamente amara.

La sceneggiatura è sapiente. Il montaggio è perfetto. Insieme sono capaci di catapultarci subito in Alaska per poi farci saltare indietro, mostrandoci un continuo alternarsi fra il presente e la serie di eventi passati che condurranno poi sino all'epilogo. La caratterizzazione dei personaggi è ben definita. L'interpretazione di tutti gli attori è convincente e sentita, l'attore protagonista finisce quasi per trasformarsi a livello fisico, andando ad assomigliare in maniera spaventosa con l'avventuriero a cui la storia è ispirata e dedicata. La colonna sonora, appositamente realizzata da Eddie Vedder, impreziosice il tutto. Si integra alla perfezione con la storia, arricchendola e completandola. Interessanti i titoli di testa e fantastici alcuni cartelli (come "Pericolo di piene improvvise" o "Chiuso per inverno"). La fotografia inizialmente non mi aveva affatto convinto. Si salva in pieno grazie alle location e alla loro straziante e meravigliosa bellezza, ma le immagini mi sembravano di basso livello qualitativo. Poi sono giunto alla conclusione che probabilmente si tratta di una precisa scelta stilistica: non lavorare troppo in post produzione sull'immagine, per mostrare tutto nella maniera più realistica e naturale possibile.

Il risultato finale è un film estremamente coinvolgente e personale, che ti consiglio di vedere comodamente seduto nella poltrona di un bel cinema, ma pronto a muoverti altrove col pensiero e a lasciarti trasportare in un viaggio sorprendente e pericoloso... un viaggio nelle terre selvagge della natura e della mente...

sabato 2 febbraio 2008

...tour de force!

Il mio recente viaggio in Francia si è rivelato più difficile e tortuoso di quanto potessi immaginare...

Venerdi 25 Gennaio, infatti, nel tipico stile dei trasporti italiani e rispettando in pieno la famigerata "legge di Murphy", il treno e il bus che avrebbero dovuto portarmi in areoporto con largo anticipo rispetto al check-in hanno accumulato l'astronomico ritardo di 1 ora e 20 minuti. Risultato? Ho perso l'aereo prenotato per Parigi e sono stato costretto ad arrangiarmi... acquistando un biglietto per la Danimarca. Ebbene sì, trascinato dagli eventi, per raggiungere in giornata la capitale francese mi sono gettato nell'impensabile tratta Bologna / Copenaghen / Parigi. Le hostess nordiche sono proprio come quelle che si vedono nei film e la Scandinavia Airlines è una compagnia di tutto rispetto, nulla da dire, se non che... avrei preferito scoprirlo in un viaggio "mirato" e non di ripiego come questo. Comunque, anche l'areoporto danese è molto bello, "caldo" e accogliente. Ci ho passato un paio di ore ed è stato interessante da visitare. Peccato solo che negli esercizi non accettino Euro in monete (solo fruscianti pezzi di carta) e diano il resto nel conio locale (?!?!?). Finalmente arrivato a Parigi, mi sono diretto a spron battuto verso la stazione da cui partono i TGV in direzione Angouleme, dove ho scoperto che... purtroppo non ci sarebbero più stati treni adatti per le mie necessità fino alle 6:50 del mattino successivo. Mi sono rassegnato all'idea, sono andato a mangiare una crepes, poi è iniziato il mio vorticoso giro fra gli alberghi della zona. Dopo 20 tentativi andati a vuoto (tutto esaurito ovunque... sigh...) mi ero quasi rassegnato a dormire in stazione insieme ai clochard, poi miracolosamente ho trovato una stanza, in cui... vista la tarda ora... ho dormito per la bellezza di "quattro ore e dico quattro". Non c'è che dire: per essere il primo giorno, questa trasferta è iniziata davvero alla grande...

I 50 anni dei Puffi festeggiati ad Angouleme - Foto originale tratta da www.bdangouleme.com

Sabato 26 Gennaio mi sono svegliato di buon ora e alle 6:50 ero spalmato sul sedile del treno ad altissima velocità che mi avrebbe portato sino alla città del Festival International de la bd. Un fugace salto in albergo, poi sulla navetta verso Champ de Mars, per raggiungere la tendostruttura in cui era alloggiato lo stand di Panini Comics France. Nel frattempo sono stato investito dall'aria tipica che si respira durante l'evento. Gente festosa ed allegra disseminata nelle strade del centro, baciate in questa occasione anche da giornate di bel tempo e sole, inusuali per la stagione. Le inconfondibili "bulle" rosse e bianche che spuntano quando meno te lo aspetti dietro a un angolo o in una piazza. Nonni, genitori, figli, nipoti, maschi, femmine... il popolo del fumetto al gran completo, senza distinzione di sesso, età o nazionalità, che si muove come uno sciame felice nelle strade e nei vicoli medioevali. E la delizionsa cittadina, aroccata su un monte nel sud ovest della Francia, che diventa come tutti gli anni per quattro giorni la capitale mondiale del fumetto. Arrivato allo stand, anche grazie alla guida dell'amico Jerome, incontrato lungo il tragitto, ho trovato ad attendermi tutto lo staff francese intento in varie faccende. Innanzitutto "la prima linea", ovvero i simpatici ragazzi impegnati a fronteggiare la folla e a vendere i nostri prodotti. Poi nel back-stage "i grandi capi" Seb e Benoit, gli amici Fabrice e Pierre di FullFX e il disegnatore Denis Medri, intento a discutere con una loquace signora. Si trattava della moglie e manager di Chris Claremont, l'attivissima Beth Fleisher, con cui ho avuto modo di chiacchierare di progetti futuri e dell'importanza di suo marito nell'odierno "immaginario dell'intrattenimento".
A questo punto mi sono "gettato nella mischia", ho attraversato la porta del "dietro le quinte" e mi sono affacciato nella zona in cui i nostri ospiti stavano già autografando e disegnando per il pubblico. Oltre al già citato Chris Claremont (il più importante scrittore degli X-Men di tutti i tempi, che ha lanciato la nostra nuova serie Wanderers), ho trovato Adi Granov (character design del prossimo film su Iron Man) e sua moglie Tamsin, Gabriele Dell'Otto (il Maestro, miglior illustratore al mondo nel settore), Riccardo Burchielli (creatore grafico di DMZ), Richard Isanove (colorista di Dark Tower) e LEE Hyeon-sook (autrice del manwhua The flower of evil). Insomma... una squadra decisamente "interessante", variegata e prestigiosa! Dopo le presentazioni di rito, è iniziato il lavoro sullo stand. Poi pranzo tutti insieme e lavoro nel pomeriggio. La sera di nuovo quasi tutto il team a cena, poi una passeggiata in centro e un paio di birre nella hall e all'esterno dell'Hotel Mercure, vero punto di ritrovo serale per fan e addetti ai lavori, dove sono anche riuscito a salutare Giuseppe Camuncoli, Matteo Casali e Alberto Ponticelli.
Scorcio di  Angouleme - Foto originale tratta da www.bdangouleme.com
Domenica 27 Gennaio la giornata è iniziata presto, per essere sullo stand prima dell'assalto dei fan e gestire a dovere sia le signign session degli autori che l'intervista per la radio a Riccardo prevista nel back-stage durante la tarda mattinata. Tutto è andato liscio, sembrava non ci fosse neppure tanta folla. Pranzo veloce, poi nel primo pomeriggio via in stazione insieme ai fantastici Gabriele, Adi e Tamsin per prendere un trenino che ci avrebbe portati fino a Limoges, dove siamo stati accolti e portati prima in albergo, poi a cena in un ottimo ristorante, dal simpatico staff del locale negozio Album. Quì, infatti, Adi e Gabriele avrebbero incontrato il pubblico il giorno successivo.

Gabriele Dell'Otto e il suo dipinto di Wolverine

Lunedi 28 Gennaio, come da programma, ho accompagnato i due disegnatori durante le ore in cui hanno autografato albi e disegnato per i tanti appassionati accorsi all'evento, sfornando una serie incredibile di dettagliati sketch, sino ad arrivare alle ultime splendide illustrazioni che hanno lasciato sui muri del negozio a testimonianza del loro passaggio (e che hai la possibilità di ammirare anche tu, nelle due foto esclusive in alto e in basso). Perchè... ebbene si... per la quarta volta in quattro giorni, in serata mi sono nuovamente spostato in treno, sempre insieme alla simpatica "squadra" e nuovamente alla volta di Parigi. Dopo essere stati accompagnati in albergo da uno strampalato taxidriver di origini orientali, ci è venuta una strana voglia di ristorante giapponese, il primo del genere in cui io abbia mangiato bene! Lì, oltretutto, siamo stati raggiunti anche da Giuseppe Camuncoli, Matteo Casali, C.B Celulsky (editor Marvel in giro per l'Europa alla ricerca di nuovi talenti), Guille e Olivier Coipel, sempre più simpatico e spassoso. La serata si è poi spostata e conclusa di fronte a qualche boccale di birra in un pub della zona, chiacchierando di musica, allergia alle scadenze, passione per le convention e... funzione della comunicazione digitale...

Adi Granov disegna Iron Man sul muro di Album Limoges

Martedi 29 Gennaio l'ho iniziato incontrando Adi e Gabriele, con cui abbiamo fatto una lunga passeggiata nelle strade del centro e lungo la Senna. Poi li ho accompagnati presso il negozio della catena Album in cui avrebbero svolto una signing session e li ho salutati, dirigendomi verso la stazione per salire sull'ennesimo treno.
In serata, infatti, sono arrivato a Valence, dove sono stato accolto da Sophie e Charles, ma specialmente da un batuffolino rosa in cui era avvolta la splendida Methilde. Sono stato davvero benissimo. Ho incontrato la mia amica dopo tanto tempo, ho cullato la sua cucciola e sono entrato per un paio di giorni nella vita di questa famiglia giovane e felice. Mi ci voleva proprio Di certo non poteva esserci conclusione migliore per questo mio "tour de force", tanto che da Sophie ho deciso di fermarmi "a ricaricare le batterie" anche Mercoledi 30 Gennaio e sono ripartito per l'Italia solo Giovedi 31 Gennaio.
Dopo un viaggio di più di 10 ore di treno, infine, sono arrivato in stazione a Modena solo alle ore 1:30 di Venerdi 1 Febbraio, stanco, ma decisamente contento e "carico". Rinfrancato dai due ultimi "giorni in famiglia" e in fermento dal punto di vista lavorativo. Pronto per tornare a creare e ad impegnarmi su quello che di certo è il mercato più ricettivo e aperto alle novità dell'intero panorama fumettistico europeo. Mi sono addirittura già venute in mente un paio di idee per il Festival dell'anno prossimo...

 

Inner Scanner in versione ottimizzata per iPhone

Related Posts with Thumbnails