venerdì 30 ottobre 2009

It's Lucca time!

A partire da questa sera fino a Domenica pomeriggio sarò in Toscana per partecipare all'edizione 2009 di "Lucca Comics & Games", la più importante manifestazione italiana dedicata al mondo della "letteratura disegnata". A pensarci un attimo... ho partecipato per la prima volta all'evento la bellezza di 20 anni fa, nel Marzo del 1989, quando avevo ancora tredici anni e costrinsi i miei genitori a fermarci in città di ritorno dall'abituale "settimana bianca". Ai tempi era decisamente tutto diverso, la fiera si svolgeva all'interno del Palazzetto dello sport, non si pagava alcun biglietto di ingresso e di fumetti ne sapevo davvero poco. Li leggevo con grande passione ed entusiasmo, ma ero assolutamente ignorante dei meccanismo produttivi ed anche del ruolo degli autori o degli addetti ai lavori. Ricordo con estrema gioia e tenerezza quando... vedendo un anziano signore che disegnava sulle gradinate circondato dai fans... mi avvicinai a lui ed inizia a tempestarlo di curiosità e domande, senza nemmeno sapere chi fosse. Rispose al mio entusiasta (ma forse anche snervante) "interrogatorio" con estrema gentilezza e disponibilità. Era Attilio Micheluzzi. Ma solo a distanza di anni avrei capito quanto fosse grande ed importante per il panorama del fumetto mondiale. Onestamente non so se oggi avrei l'ardire di propormi ad un Maestro così grande con la stessa incosciente spensieratezza.



Sebbene le cose siano molto cambiate, a due lustri di distanza dalla mia "prima volta", c'è qualcosa che è rimasto invariato... anzi, che si ripropone puntualmente ogni volta quando mi reco a Lucca per "la fiera dei comics"... torno improvvisamente ad essere un bambino, che legge i suoi "giornaletti di super-eroi" con la stessa gioia e semplicità di sempre.
Per chiunque volesse incontrarmi e chiacchierare un po' di fumetti, Sabato e Domenica sarò allo spazio espositivo di Panini Comics (stand E403 nella tendostruttura sita nella splendida Piazza San Michele), per dare il mio contributo e affrontare l'impatto della folla, ma specialmente per conoscere ed incontrare altri appassionati. Poi... alla chiusura della fiera... mi aggirerò insieme ad un gruppo di amici per le strade e le piazze dello splendido centro storico... che la festa abbia inizio!

Ne approfitto per pubblicare di seguito la mia prima video intervista, in cui il Direttore Editoriale di Panini Comics, il mitico Marco Lupoi, parla proprio delle novità che attendono tutti i visitatori sul nostro stand in fiera. Ringrazio il grande Stefano Munarini per avermi offerto questa possibilità: se replicheremo in futuro, spero di riuscire a fare ancora meglio, quantomeno dal punto di vista delle domande... perchè per la fotogenia e la resa della voce, purtroppo non c'è speranza... :-)



venerdì 23 ottobre 2009

U2ube: il concerto degli U2 su YouTube


Domenica 25 Ottobre verrà trasmesso on line in diretta e gratuitamente il concerto che gli U2 terranno a Pasadena. A partire dalle ore 20:30 (che in Italia saranno in realtà le 4:30 del mattino successivo... purtroppo l'ora solare ed il fuso orario non giocano a nostro favore...), infatti, basterà collegarsi al canale su YouTube degli U2 per assistere in streaming alla penultima tappa del più recente tour della rockband irlandese, che ha segnato ovunque il "tutto esaurito". Il costo accessibile del biglietto di ingresso e l'innovativa struttura circolare del palco hanno decretato l'ennesimo successo del più amato gruppo musicale dei nostri giorni, che si è dimostrato ancora una volta anche decisamente "avanti" nell'utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione. Il "Live from the Rose Bowl" sarà il più grande evento musicale distribuito in tutto il mondo attraverso il web e chi non riuscisse a seguirlo in diretta, avrà comunque la possibilità di vederlo nei giorni successivi in replica sempre su YouTube e sul sito ufficiale degli U2. Imperdibile!


domenica 18 ottobre 2009

Ricky, le ali della libertà

Da qualche tempo vado al cinema solo per vedere sul grande schermo film in cui l'aspetto spettacolare e "visivo" è importante, a volte anche predominante, per godere al meglio dei loro particolari e di tutto ciò che hanno da offrire a livello di "impatto immediato". Le pellicole "intimiste" o in cui, quantomeno, gli effetti speciali non la fanno da padroni, aspetto di vederle comodamente a casa in formato DVD, perché la visione su piccolo schermo non ne limita le potenzialità. Quello che manca, in queste visioni private, però, è il commento "a caldo" con i "compagni di viaggio", quello fatto a film appena terminato. Di fronte ai film "blockbuster" di solito la discussione si concentra su determinate scene o passaggi, mentre i film in cui è la trama ad essere fondamentale la riflessione si fa più articolata e talvolta senza particolari "sicurezze", con diverse intepretazioni a confronto.





La storia si è ripetuta anche pochi giorni fa, quando sono andato a vedere "Ricky - Una storia d'amore e libertà" insieme ad un gruppo di amiche. Il film mi ha incuriosito subito, sin da quando me ne è stata raccontato velocemente lo spunto, e la sua natura "minimalista" tendenzialmente mi avrebbe portato ad attendere che fosse disponibile in digitale, ma sono contento di aver fatto "uno strappo alla regola" e di essere andato a vederlo in gruppo, anche per l'immediato "dibattito" che è scaturito attorno alla natura della storia ed al suo significato.


Senza anticipare nulla rispetto a quanto non si veda già nei trailer ufficiali, al centro della vicenda, ambientata nella periferia parigina, c'è la vita di una donna, splendidamente interpretata da Alexandra Lamy. Katie, operaia in una fabbrica di prodotti chimici, donna insoddisfatta, madre single, vive in un bilocale con una figlia cresciuta troppo in fretta e già più matura di lei. Nel mezzo di una vita grigia, opprimente e sempre uguale a sé stessa, incontra di nuovo l'amore e dà alla luce un bimbo che si rivelerà subito decisamente particolare. A pochi mesi dalla nascita, infatti, al piccolo Ricky spunteranno le ali. Fra sospetti, problematiche dinamiche di coppia, necessità di cambiare abitudini, spezzoni che strappano un sorriso, altri che risultano decisamente amari, scene surreali e momenti di vita quotidiani... la storia cresce e si sviluppa sino a quella che potrebbe sembrare la sua naturale conclusione. Se non fosse per l'introduzione. Perché alla fine del film non si può che tornare con la mente ai suoi minuti iniziali, un flash forward che ci mostra come sarà la vita della protagonisti pochi mesi dopo la fine della pellicola. E improvvisamente rimette tutto in gioco.





Personalmente ritengo che la storia raccontata sia solo una fantasia, che nasce e si sviluppa nella mente di Katie. Anche perché, quando all'inizio parla dei suoi figli, dice di averne solo due e non tre, come se Ricky non esistesse. La storia cui assistiamo è tutta frutto della sua immaginazione e succede soltanto nella sua testa. In realtà lei non ha mai messo al mondo Ricky. Il bambino con le ali non esiste, è un simbolo. Una rappresentazione allegorica della libertà, uno strumento per staccarsi dal suolo e liberarsi da tutte le ansie del vivere quotidiano che tengono incatenate le nostre anime al terreno. Katie è una donna decisamente depressa, stanca di vivere, della routine, di doversi confrontare da sola contro un mondo che le mostra solo il suo volto più ostile. Dunque immagina...e rende "reale" per gli spettatori... un nuovo amore travolgente, un nuovo compagno, una nuova famiglia, una nuova vita... un bambino con le ali che possa levarsi in aria e sorvolare tutto il grigiore di questa esistenza. Alla fine del film la vediamo nuovamente in attesa di un figlio... e forse solo per la prima volta "realmente"... che nella vita vera, però, non sarà una promessa di speranza come nelle sue fantasia.


I momenti di "stacco" dalla realtà secondo me sono individuabili. L'inizio del suo "sogno" parte al momento del suo svenimento nella fabbrica in cui lavora, subito dopo aver conosciuto Paco (Sergi Lopez), il suo nuovo amante. La perdita di conoscenza della protagonista sembra proprio un "atto d'accusa" alle scarse condizioni di sicurezza sul lavoro, ma potrebbe essere anche il momento di passaggio fra realtà e fantasia. La conclusione di questo mondo onirico e surreale, invece, secondo me arriva poco prima del finale, quando Katie... dopo aver tentato il suicidio... si stringerà a Paco ed alla figlia Lisa in uno struggente abbraccio e... le mani dei due adulti, poggiate sulla schiena della bimba, andranno a formare un paio di simboliche ali.


Elucubrazioni sul suo significato e sulla sua interpretazione a parte, il film diretto da Francois Ozon si è rivelato intenso ed interessante, una storia apparentemente lineare e scorrevole, nel suo essere surreale e "sopra le righe", in cui il regista analizza la realtà delle periferie e la condizione femminile attraverso un'ottica deformante e molto personale. Pur non trattandosi di una pellicola basata sugli effetti speciali, la realizzazione delle ali di Ricky è assolutamente credibile e verosimile, ma non ci si poteva attendere nulla di diverso dallo studio che le ha curate, la stessa BUF di Matrix, Spider-Man e Il cavaliere oscuro. Apprezzabili anche la fotografia, la scelta delle inquadrature ed i movimenti di camera, sempre tesi ad "aiutare" la narrazione senza prevaricarla, dando vita a un "sogno su pellicola", in cui calarsi a pieno per volare sulle ali della libertà e della fantasia.


domenica 11 ottobre 2009

Scaricare musica e video da YouTube con Dirpy

Monitorando le statistiche delle visite al mio blog, mi sono reso conto che il post dedicato a come "Scaricare e trasformare video da YouTube" sia uno dei più "gettonati" degli ultimi mesi. Il tutorial, infatti, è stato ripreso da numerosi altri blog ed aggregatori di notizie specializzati in Internet, ma è anche raggiunto molto spesso da ricerche attraverso i motori. Sono certo, dunque, che l'argomento sia interessante e che in molti abbiano avuto la mia stessa necessità di conservare sul proprio computer i contenuti condivisi sulla fantastica piattaforma. Ribadendo la "supremazia" del software gratuito "Any Video Converter" per modificare i files video sotto tutti i punti di vista, una volta scaricati, ho da poco scoperto un servizio web che consente e di fare download dei contenuti di YouTube molto meglio del sito citato nel precedente articolo. Mi sono reso conto, infatti, che il precedente sistema non riusciva a estrapolare e rendere scaricabili quelle tracce pubblicate senza l'"embed" del filmato. Molte case di produzione, infatti, usano questa "inibizione" per proteggere i contenuti dei propri canali, per evitare che possano essere ripubblicati su blog e siti esterni o condivisi su social network, garantendo così anche il massimo delle visite alle loro pagine ufficiali originali. Quando nel campo "Codice da incorporare" appare la segnalazione "Incorporamento disattivato su richiesta dell'utente", dunque, attraverso il vecchio sistema che avevo proposto, il file video non si riesce a scaricare.

Internet: Dirpy Studio

Ma attraverso il sensazionale blog "Idee per computer e Internet", ho scoperto "Dirpy", un servizio web capace di aggirare il problema e che si rivela la miglior utility on line del suo genere, perchè non solo consente di scaricare tutti i video presenti su YouTube, ma anche di convertirli automaticamente in file audio in formato ".mp3". Cosa significa in pratica? Che, ad esempio, vi basterà trovare su YouTube il videoclip di una canzone per scaricarne subito il file audio, da caricare direttamente sul vostro lettore musicale senza ulteriori passaggi.

Il funzionamento del servizio è semplice ed istintivo. Collegandosi alla home page di questo "YouTube to MP3 converter" e senza la necessità di installare alcuna applicazione aggiuntiva, infatti, basta incollare l'indirizzo dei video di YouTube (copiandolo preferibilmente dal campo "URL" associato ad ogni pagina della piattaforma) nel campo di ricerca e cliccare sul tasto "Dirpy!". Il sistema elaborerà la richiesta e passerà alla pagina successiva del "Dirpy Studio", come quella che mostro nell'immagine pubblicata in questo post, in cui a fianco al video selezionato e ad altri consigliati sono prospettate tutte le possibilità a disposizione dell'utente. Innanzitutto, associare un nome al file ("Download Filename"). Poi scaricare la traccia audio ("Transcoder"), scegliendo quale parte dell'audio si desidera realmente ("tagliando" eventuali parti inutili all'inizio e/o alla fine) e la qualità dell'audio (naturalmente consiglio in HD a 256 kb, quando disponibile), editando anche varie tag, per poi cliccare su "Download to mp3". Infine, scaricare la traccia video ("Video Options") a diverse risoluzioni (dalla più bassa "lowest quality" il formato ".flv" sino al file in ".mp4" in "HD quality", anche se no è sempre possibile e spesso al massimo bisogna "accontentarsi" dell'"High Quality" in ".mp4"), semplicemente cliccando sul relativo link.

Naturalmente il sistema funziona anche quando il codice "embed" è disattivato, dunque non esistono più limiti, se non la curiosità e il tempo di trovare su YouTube tutte le canzoni ed i video che si vogliono scaricare e conservare.

sabato 3 ottobre 2009

Il campo del Distretto 9

Dopo averne seguito gli sviluppi sin dal primo affascinante teaser fatto circolare sul web ed aver ricevuto tramite Facebook commenti assolutamente positivi da amici sparsi in giro per il mondo, finalmente qualche giorno fa sono andato a vedere "District 9". L'attesa è stata lunga, ma per fortuna non è stata delusa ed il film si è rivelato davvero innovativo ed interessante. Per introdurlo al meglio, bisogna innanzitutto dire che ad essere particolare non è solo la storia raccontata nel film, ma anche la storia del film in sè. Questa pellicola, infatti, è nata nel 2005 sotto forma di cortometraggio, intitolato "Alive in Joburg", che sono contento di aver trovato su YouTube, per presentartelo in versione integrale e originale, con grande formato ed alta qualità. Sebbene con le dovute differenze, in questo progetto il regista e autore Neil Blomkamp ha "seminato" tutti gli elementi che poi sarebbero "fioriti" nel lungometraggio, incontrando l'alto budget offerto dalla produzione di Peter Jackson. Forse anche grazie alle sue origini indipendenti, però, ad uscirne fuori non è stata la solita pellicola di fantascienza "blockbuster", ma un coacervo di pulsioni e stimoli diversi, un "melting pot" di tecniche e stili, un'iniezione di novità e idee brillanti.

Cinema: District 9

Appena il film ha inizio, si viene immediatamente catapultati all'interno della storia, senza troppi indugi e introduzioni. Sono passati 30 anni dall'arrivo sulla Terra di un'immensa astronave aliena e da quando gli extraterrestri al suo interno sono stati prima accolti con entusiasmo, poi rinchiusi in un campo profughi, che si è velocemente trasformato in un campo di concentramento: il "Distretto 9", uno slum invaso dalla spazzatura e dalla criminalità (umana). Sito a pochi passi da Johannesburg, il campo sta per essere spostato forzosamente lontano dai centri abitati, per limitare l'insofferenza e l'odio razziale dimostrati dagli umani. Lo spettatore vive questa esperienza seguendo le attività di Wikus Van De Merwe, l'addetto designato allo "sgombero". Il protagonista vedrà presto cambiare il suo punto di vista ed il suo rapporto con i "non umani", ribaltando completamente la prospettiva, trovandosi a vivere insieme a loro e a legare la sua stessa esistenza al futuro di questa specie così diversa. Perchè gli alieni, giunti sul nostro pianeta in condizioni di grave disagio e non si sa affatto per quale motivo, in realtà vorrebbero abbandonare la propria prigione e fare ritorno sulla loro astronave, per tornare nello spazio. Ma gli interessi economici dietro a questa sensazionale scoperta scientifica sono troppi per lasciare che partano, con le multinazionali che praticano disgustosi esperimenti sui "gamberoni" (così vengono chiamati gli alieni, in segno dispregiativo) e le loro attrezzature, specialmente quelle a fine bellico. La trama è avvincente, piena di citazioni (qualcuno ha detto "La mosca"?), colpi di scena e spettacolari sequenze d'azione, supportate da effetti speciali di primo livello. Specialmente l'astronave, che incombe sullo sfondo come un monito costante ed opprimente, il sensazionale "esoscheletro", che la fa da protagonista sul finale, e gli alieni, ben studiati a livello visivo ed assolutamente credibili nelle loro movenze, oltre che perfettamente integrati con l'ambiente circostante.



La parabola degli alieni può essere letta benissimo come una metafora delle problematiche molto attuali legate ai flussi migratori ed al razzismo. I non umani arrivano sul nostro pianeta sulla loro astronave, così come fanno nel mondo reale gli emigranti che partono dal sud del mondo nei "viaggi della disperazione", sui barconi, nei "doppi fondi" dei camion o a piedi. Sono stremati dalla fatica ed in cerca di accoglienza. E nella stessa maniera vengono tutti rinchiusi nei "campi di prima accoglienza" in stato di detenzione, per diventare reietti una volta che vengono "messi in libertà". La società li ghettizza e li esclude, senza permettere una qualsivoglia forma di integrazione fra le culture, arrivando a segregarli a livello formale in quanto diversi. Il fatto che la storia sia ambientata in Sud Africa, un paese segnato dal marchio di infamia dell'apartheid, è significativo. Perchè a Cape Town esisteva davvero un "District Six", un ghetto popolato da nativi africani e poi sgomberato con la forza. Ed è volutamente sottolineato come le popolazioni di colore, che hanno patito sulla propria pelle le sofferenze causate dal "razzismo di stato", si comportino con gli alieni nello stesso modo in cui l'uomo bianco faceva con loro. Un segno che l'essere umano non è capace di imparare dai propri errori ed ha sempre e comunque paura di quello che esce dai suoi ristretti schemi mentali.


A livello tecnico il film si dimostra davvero "fresco" e nuovo, diverso da quello che avevamo visto finora, grazie ad un attento mix di impulsi che arrivano da mondi diversi della comunicazione e dell'intrattenimento. Lo stile documentaristico con cui il film inizia e che compare di tanto in tanto nel corso della vicenda, serve a rendere più "credibile" lo scenario ed a farci entrare nello spirito della storia, andando a sostituire la "voce narrante fuoricampo". Ciò che succede in scena interagisce con la macchina da presa, condizionando lo sviluppo dell'azione e della visione, come il sangue e le budella che nelle scene più concitate schizzano improvvisamente verso lo schermo e gli restano appiccitati sopra. I movimenti della telecamera sono mossi e nervosi, con la camera quasi sempre "a spalla", a importare scelte e metodologie che ormai da anni spopolano in televisione e nel panorama dei serial. Il montaggio è vario, si adatta alle esigenze della narrazione, rallentando in alcuni momenti, per poi accellerare improvvisamente. Le scene d'azione sono coinvolgenti e dinamiche, raccontate e inquadrate come se fossimo catapultani nel bel mezzo delle spettacolari evoluzioni di un videogame di ultima generazione.
Tutti questi elementi, fra loro in apparenza così diversi e finora ritenuti inconciliabili, si fondono e si integrano alla perfezione in "District 9", dando vita ad un film davvero denso ed innovativo, che diventa il punto di partenza per un nuovo modo di concepire il cinema di fantascienza e crea uno scenario narrativo di immense potenzialità. Pur temendo fortemente un possibile sequel sul grande schermo, dato che il finale è decisamente aperto e un seguito potrebbe svilire una produzione dall'impatto così dirompente e "riformista", gli spunti di interesse sono davvero molti. Dalla pellicola potrebbero scaturire numerose iniziative parallele in altri media, come TV series o fumetti che esplorino cosa ha portato gli alieni sulla Terra o cosa è successo nel mondo e nel "Distretto 9" durante i trenta anni successivi al loro arrivo: piccole e grandi storie di umani e non umani che potrebbero creare un nuovo universo dell'immaginario tutto da esplorare.





 

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