mercoledì 5 marzo 2008

Illumina l'oscurità



Ormai mi ci sono abituato. Chiunque veda un film tratto da un romanzo, puntualmente dice sempre la stessa cosa "Era meglio il libro". Eppure a me sembra così palese... si tratta di due media diversi, che coinvolgono il lettore / spettatore in maniera differente, stimolando aspetti alternativi della nostra mente. Un libro suggerisce, un film mostra. Leggendo una storia, ciascuno di noi non può immaginare le ambientazioni e i personaggi nella stessa maniera. Per quanto le descrizioni a parole dell'autore possano essere dettagliate e precise, ognuno le visualizza e le filtra a seconda della propria sensibilità. Un film, invece, mostra in maniera più netta e definita, anche quando si limita solo a suggerire determinati elementi. E' la squadra che crea una pellicola... dal responsabile del casting al regista, passando per i produttori e il direttore della fotografia... a offrirci la propria interpretazione. Può piacere o meno rispetto a quello che ci si era immaginati, ma è qualcosa di diverso. Sebbene il punto di partenza sia il medesimo. Anche perchè di solito la storia deve essere leggermente manipolata, tagliata e rimontata per soddisfare le esigenza e i tempi di un altro mezzo di comunicazione, che tocca corde differenti dell'animo umano. E che, in fondo, riesce a far convivere nello stesso momento tante forme di comunicazione. Le cose più importanti che ci sono in un libro, ovvero la storia e come questa viene raccontata, infatti, vengono completate e arricchite. Dalle immagini e dalla musica. Dall'intepretazione degli attori e dalla guida del regista. Dall'umanità, dalle idee, dalla luce e dal suono che impregnano la pellicola.

Da cosa nasce questa lunga introduzione? Naturalmente dall'ultimo film ispirato a un libro che ho visto.

Ho letto "Io sono leggenda" di Richard Matheson molti anni fa, quando stavo iniziando ad appassionarmi alla letteratura fantascientifica e avevo deciso di leggere tutti i classici del genere. Mi era piaciuto tantissimo, sebbene mi avesse trasmesso un senso di ansia estrema. Pochi giorni fa, poi, ho visto "Io sono leggenda", il recente film diretto da Francis Lawrence che prende spunto dall'omonimo libro. Il media è un altro, le differenze nel trattamento dei personaggi e della vicenda sono tante. Ma il senso di ansia è rimasto lo stesso. Dunque l'adattamento, almeno per quanto mi riguarda, è perfettamente riuscito. A dir il vero si tratta del terzo lungometraggio che prende spunto dallo splendido romanzo originale, ma credo che questa sia la versione più riuscita e emozionante, la più viva e vera, anche grazie ai mezzi messi attualmente a disposizione dalla computer grafica.

La storia narra le vicende del dottor Robert Neville, ultimo superstiste della specie umana. Tutti i suoi simili sono stati trasformati in esseri mostruori, da un virus creato e scatenato proprio dall'uomo. Antropofagi che temono la luce del sole. Un branco selvaggio e sanguinario che ha estinto la nostra razza. Robert Neville è solo. Ed è questo il fulcro del film. Non la sua lotta per la sopravvivenza. Non la sua esplorazione della nostra civiltà in rovina. Il cuore del film è la sua solitudine. La sua ricerca di altri come lui. La sua necessità di comunicare, di confrontarsi, di tornare ad essere un uomo, vivendo la sua esistenza insieme ai propri simili. E questa solitudine esce prepotentemente dallo schermo, attanaglia lo spettatore, gli stringe il fegato ed il cuore. Lo porta a pensare alla propria vita e alle persone con cui prova a condividerla. Perchè una vita completamente solitaria non è vita. Essendo soli non si diventa improvvisamente i re del creato. Si diventa solo padroni di un mondo morto e sterile, che non ha nulla da offrire. Anche se il sole continua a splendere in cielo e la natura continua a prosperare. Anche se non esistono più leggi da rispettare o vincoli con cui fare i conti. Si è soli. Punto e basta. Non si vive, si esiste. Robert Neville prova ancora a cercare uno scopo, ma si sta semplicemente illudendo. Ed arriva quasi al punto di arrendersi, di cedere, di crollare schiacciato da questo peso insostenibile.

A un certo punto il libro e il film prendono strade diverse. Il libro focalizza maggiormente la sua attenzione sulla figura del mostro, ribaltando il punto di vista. In un mondo in cui Robert Neville è rimasto l'unico essere umano, infatti, ormai è lui il mostro. Il diverso. E si adatta a questo nuovo ruolo, compiendo in qualche maniera azioni "mostruose", per quelle che sono le nuove regole della specie dominante sul pianeta. Nel film, invece, è proprio la solitudine al centro dell'attenzione. E la pellicola trova il suo senso e la sua svolta proprio attorno a questo elemento. Nel libro Neville è leggenda per i "mostri". E' il loro "uomo nero". Nel film il suo essere leggenda assume un significato completamente diverso. E non aggiungo altro in merito, perchè la pellicola merita assolutamente di essere vista e vissuta, lasciandosi trasportare verso un finale diverso e pieno di emozioni. Chi si aspetta l'happy end... capace di accontetare le masse... resterà sicuramente sorpreso. Tutti gli altri resteranno estasiati.

Il protagonista di questa versione è impersonato da Will Smith, capace di un'interpretazione davvero sentita e emozionante, che ne mostra le grandi qualità al di là delle sue precedenti "prove block-buster" e del suo essere sempre e comunque "di botteghino". Un grande attore, molto "fisico" e al tempo stesso comunicativo, che potrebbe presto diventare il nuovo Denzel Washington. Il trattamento cinematografico, specialmente nella gestione di alcuni elementi presenti nel finale, ha imparato alla perfezione la lezione della cinematografia di M. Night Shyamalan. Gli effetti speciali si adattano alle esigenze della sceneggiatura e sono capaci di ricostruire in maniera credibile ambienti apocalittici e "cattivi" credibili e "vivi". Eccezionale e fondamentale anche la colonna sonora, che ha la sua spina dorsale nella musica e nella filosofia dell'immortale Bob Marley.

Purtroppo ho perso l'uscita del film in sala e sono stato costretto a recuperarlo solo adesso in formato digitale. Vederlo sul grande schermo probabilmente mi avrebbe comunicato sensazioni ancora più intense, ma anche averne fruito sul piccolo schermo del mio PC mi ha regalato le stesse grandissime emozioni. Se non l'hai ancora visto, ti consiglio caldamente di recuperarlo al più presto. Diventerà leggenda anche per te.


3 commenti:

Renato Stevanato ha detto...

Tu dovresti farlo come mestiere, che cosa? Ma il critico cinematografico ovviamente :-).Comunque riguardo al film devo dire che, nonostante il grande battage pubblicitario, l'ho un pò snobbato perchè lo consideravo solo il remake del film di Charlton Heston chiamato 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra, però la tua recensione mi ha incuriosito e va a finire che noleggio il DVD.

Anonimo ha detto...

Bellissima recensione! A me, che ho visto il film ma non ho letto il romanzo, hai fatto venir voglia di leggere il libro... :-))
Noemi

Matteo Losso ha detto...

@ Renato - A dirla tutta esiste un film ancora precedente, del 1964, ispirato al libro: "L'ultimo uomo sulla terra", diretto da Ubaldo Ragona. Comunque anche a me "The Omega Man" era piaciuto molto. Grazie per il super-complimento, direi esagerato (ma comunque ringrazio!). Se hai davvero deciso di noleggiare il DVD... spero che dopo averlo visto il tuo giudizio sulle mie recensioni non sia cambiato :-)

@ Noemi - Grandissima, sono davvero felice di trovarti da queste parti. Il libro te lo consiglio a occhi chiusi. "Peccato" che ormai tu non abbia più lunghe ore da trascorrere in treno, l'avresti divorato... :-)

 

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