Qualche giorno fa ho finito di vedere la serie televisiva dedicata a “Blade”. Il personaggio creato da Marv Wolfman per i fumetti della Marvel agli inizi degli anni ’70 è tecnicamente parlando un “diurno”. Quando una donna incinta viene “corrotta” dal morso di un vampiro, ma da alla luce suo figlio mentre ancora la sua trasformazione non è completa, nasce un essere in bilico fra gli essere umani ed i vampiri. Un ibrido che possiede tutti i poteri degli immortali, ma ha ancora un’anima e non è afflitto dalle loro debolezze. Dunque è dotato di forza sovraumana, sensi sviluppati all’inverosimile e della capacità di guarire da qualsiasi ferita, ma non teme l’aglio, l’argento e specialmente la luce del sole. Al tempo stesso, però, anche questi rarissimi “punti di congiunzione” fra le due specie sono divorati dalla “sete”, la necessità di nutrirsi di sangue umano per sopravvivere. Come detto poco fa, Blade è un diurno ed ha deciso di dedicare la sua vita ad una missione: cacciare e uccidere qualsiasi vampiro, servendosi di una fitta rete di informatori e aiutanti, per vendicare la morte di sua madre e liberare il mondo da questa oscura piaga. Per resistere alla “sete”, il cacciatore si inietta periodicamente un siero speciale, che gli consente di liberarsi di questo suo ultimo retaggio vampiresco e lo affranca dalla necessità di cibarsi di sangue, ma lo rende una sorta di “tossico”, dipendente dall’assunzione del sostituto chimico.
Blade è un personaggio che è già riuscito a superare i confini dell’industria del fumetto e proiettarsi a livello multimediale su un piano molto più vasto, dato che ha generato dal 1998 al 2004 una saga di tre film, in cui il ruolo del protagonista è stato interpretato dall’icona Wesley Snipes. La serie televisiva nasce e si ambienta proprio dopo l’ultimo capitolo della trilogia, riprendendo dai film numerosi elementi e caratteristiche. Alla fine della pellicola intitolata "Trinity", infatti, Blade riesce a liberare un virus che dovrebbe portare all’estinzione della stirpe di Dracula. Ma sembra proprio che non abbia funzionato secondo quanto promesso, perché nel pilot della serie, in cui viene citato spesso il suo predecessore per il grande schermo, troviamo ancora il diurno alla caccia dei tanti vampiri sopravvissuti all’arma chimica. Ora più che mai, la comunità dei vampiri è impostata su una sorta di “scala alimentare gerarchica” ed è divisa in diverse “casate”. Ciascuna di esse è presieduta dai pochi “puro sangue” sopravvissuti, esseri che sono nati vampiri e che estendono il loro dominio di terrore affidandosi ai “vampiri di seconda generazione” che hanno morso e trasformato. Questi ultimi, a loro volta, operano sul territorio ed alla luce del sole, letteralmente parlando, attraverso i loro “famili”, normali esseri umani che servono ciecamente i loro signori per denaro o sperando di essere un giorno premiati con un morso che li renda immortali. L’attenzione di Blade (adesso interpretato da Kirk "Sticky Fingaz" Jones) è dedicata proprio ad una di queste enclavi, la “Casa di Chthon”, ed in particolare alla sua sede di stanza a Detroit. Sembra che qui il vampiro Marcus Von Sciver, la sua protetta Chase e tutta la loro equipe stiano progettando qualcosa di molto importante: il vaccino “Aurora” che libererà i vampiri da tutte le loro vulnerabilità e… consentirà loro di affrontare anche la luce del giorno. Ma forse la verità non è proprio questa… Chthon ed I suoi adepti, in quello stesso periodo, attirano anche Krista Starr (Jill Wagner), una reduce dalla guerra in Iraq. La morte di suo fratello sembra legata proprio all’organizzazione di Von Sciver ed il soldato inizia ad indagare, ma arriverà troppo vicina alla verità e finirà per essere “vampirizzata”. Ma prima di abbandonarsi completamente alla sua nuova natura e cedere alle tenebre, Krista avrà la fortuna di incontrare Blade, che le insegnerà come controllare la sua “sete” e stringerà con lei un patto di collaborazione: la nuova “vampira buona”, infatti, sarà proprio l’infiltrato di Blade nella casa di Chthon.
“Blade” per me si è rivelata una (mini) serie televisiva abbastanza interessante. Non è di certo entrata nell'olimpo delle mie favorite, ma è comunque un “action thriller” oscuro e movimentato, in cui viene anche tentato un interessante mix di generi diversi. All’aspetto fantastico, infatti, è affiancato un trattamento da poliziesco, in cui i nemici sono sì vampiri, che possono essere sconfitti solo dopo cruente battaglie e si polverizzano sotto i colpi di Blade, ma agiscono come organizzazioni criminali ben strutturate. Lo scopo resta sempre quello di nutrirsi di sangue umano e imporre il dominio della loro specie, ma tutto viene organizzato e gestito dietro ad una patina di “normalità in doppio petto”, con società “pulite” e rispettate, magari anche quotate in borsa, dietro cui celarsi. La tensione è alta per tutta la serie e la trama viene portata a compimento in maniera precisa e puntuale, senza “cadute di tono” o momenti di stanca. I vari personaggi sono ben delineati e compiono un processo di maturazione molto naturale e ben strutturato. Anche le scene d’azione e gli effetti speciali sono di tutto rispetto, con sequenze spettacolari e tecnicamente ben realizzate, specialmente negli scontri corpo a corpo fra Blade e le sue nemesi. Sebbene non sia un capolavoro, la serie si fa vedere in maniera piacevole e alla fine di ogni episodio lascia quella strana curiosità di voler subito sapere cosa succederà nella puntata successiva. L’unica grande pecca del prodotto è la fotografia, davvero di scarsa qualità. Nella ricerca di atmosfere particolarmente oscure e dark, purtroppo le luci sono sempre troppo basse e le scene non vengono nemmeno supportate da tonalità fredde, che ne avrebbero migliorato la fruizione senza snaturarle. Questa scelta "ad oltranza" porta con se scene a tratti incomprensibile, con ambienti “illuminati” talmente poco e talmente male da costringere lo spettatore a provare ad “intuire” cosa stia succedendo, invece che vederlo.
E forse è proprio questa pecca ad aver limitato il successo di “Blade” in TV. La serie televisiva, infatti, è composta da un pilot doppio e da undici episodi, che ormai è possibile trovare raccolti in un cofanetto DVD, ma non ha mai dato vita ad un seguito, come invece si poteva sperare, visti i presupposti e la trilogia filmica di successo alle sue spalle. La produzione, oltretutto, era stata affidata dal canale via cavo Spike TV proprio alla New Line Television, divisione per il piccolo schermo dello stesso studio che aveva già curato i tre film. Anche a livello di script erano stati chiamati lo sceneggiatore David Goyer, autore di tutti i tre capitoli per il cinema, e Geoff Johns, uno dei più importanti scrittori di fumetti super-eroistici del momento. Il duo ha svolto bene il proprio compito, ma forse ha contribuito al non grande successo della produzione con alcune scelte, condizionate dai pochi episodi a disposizione e dalla natura ibrida del prodotto, volutamente in bilico tra fantastico e poliziesco. Nella serie, infatti, vengono introdotti numerosi elementi narrativi legati alla storyline principale, che finiscono quasi per totalizzare la scena ed “esaurire” il tempo a disposizione. Ma forse si è dimenticato che il successo dei polizieschi sta anche nel riuscire a creare di volta in volta puntate che siano godibili in maniera a se stante, episodi quasi “autoconclusivi”, possibili da estrapolare dalla “continuity” di fondo. Gli autori ci riescono solo in un paio di occasioni e così forse finiscono per “condannare” il “progetto televisivo Blade” a diventare quasi un (godibilissimo) “film extra lungo” piuttosto che un prodotto seriale di successo.
2 commenti:
..nn l'ho ancora vista tutta,ma anche io sto apprezzando il mix di fantastico ed il poliziesco...l'unica pecca un doppiaggio da D-movie...uno schifo
Onestamente non ho avvertito la percezione di un doppiaggio così brutto... di solito mi capita di avere questo tuo stesso tipo di reazione con le serie che magari ho seguito anche in lingua originale... però adesso che mi ci fai pensare... :-)
Posta un commento