
La struttura di questo format internazionale è semplice e divertente. Dopo una marea di provini (si parla addirittura di circa 30.000 audizioni) vengono selezionate due dozzine di cantanti, che sono divisi in tre categorie (under 25, gruppi e over 25), entrano in una sorta di “laboratorio musicale” e per una settimana vengono preparati dai loro vocal couch a interpretare i brani con cui si esibiranno live durante lo show settimanale in diretta. Dopodiché sta al pubblico da casa premiare tramite telefonate e sms i propri concorrenti preferiti: i due meno votati vanno al ballottaggio finale, in cui sono i tre giudici a decidere chi “salvare” fra i due. In palio, un contratto discografico di ben 300.000 € con una major, ma anche la possibilità di mettersi in mostra in una vetrina davvero unica. Però chiariamo subito una questione: sebbene il programma sia strutturato come un “reality show”, con il meccanismo “voto / nomination / eliminazione”, un appuntamento settimanale in prima serata ed alcuni “day time” quotidiani, in realtà è tutt’altra cosa. Perché rispetto ai tanti tizi dei reality, che non hanno alcun tipo di merito o qualità particolare, al di là del narcisismo e della capacità di esprimere il nulla cosmico aleggiante nelle loro menti, “XFactor” è una trasmissione che affonda le sue radici in un grande talento specifico, quello musicale, "spettacolare" e canoro, un vero e proprio "dono" che ha benedetto i suoi protagonisti. Che lo dimostrano anche con coreografie, esibizioni unplugged, duetti con ospiti speciali, eventi paralleli e tanto altro, sino all’emozionata presentazione dei loro pezzi inediti nel corso della semifinale. Tutto ciò, comunque, è successo sino alla puntata precedente, dato che il meccanismo della finale non prevede alcuna eliminazione e vedrà esclusivamente le esibizioni e l’elezione del vincitore di questa edizione. E non è l’unica differenza, dato che finora “XFactor” è sempre stato trasmesso su Rai Due, mentre la grande puntata conclusiva di stasera sarà di scena su Rai Uno, anche a premiare il grande successo ottenuto da questa edizione. Ovvero “La musica batte sempre sul Due! Ma anche no… ogni tanto batte sull’Uno”, modulando il “teaser” del simpatico e bravo Francesco Facchinetti, si… proprio “il figlio dei Pooh”… che è molto bravo nel suo ruolo... diciamo pure decisamente meglio come conduttore che come cantante (ma non ci voleva molto).

Cosa mi ha preso di questo “XFactor”? Essenzialmente la musica, che è totalmente al centro del programma. Tutto gira intorno ad essa e se ne si è appassionati la trasmissione non può che piacere. Anche per scoprire i retroscena di un’esibizione, per capire come vengono preparate le performance, per vedere in che modo nasce e viene portata a termine un’esibizione. Oltretutto, molti dei cantanti selezionati hanno sfoggiato ottime qualità vocali e si sono dimostrati simpatici ed interessanti anche come “personaggi”, sebbene nella loro semplicità di esordienti. Tanto da spingermi a vedere sempre anche la striscia quotidiana su Rai Quattro, per seguire l’assegnazione dei brani, l’analisi delle esibizioni, le prove e tutte le attività legate alla “creazione” di cantanti capaci di salire su un palco, reggere la scena e “affrontare” il pubblico. Sempre senza dimenticare che la vera regina resta e sempre sarà la loro voce. Inizialmente, a dire il vero, ero leggermente indisposto dall’atteggiamento litigioso ed aggressivo dei tre giudici / allenatori, chiamati a rappresentare le diverse anime del panorama musicale moderno: la produttrice Mara Maionchi, il musicista Morgan e la conduttrice televisiva Simona Ventura. Credo che fosse tutto debitamente studiato a tavolino e che i tre in qualche modo “recitassero a soggetto”, per attirare l’attenzione e perché la “TV gridata”, purtroppo, esercita un malsano fascino sulle masse e garantisce audience. Ma per fortuna questo “elemento di disturbo” è andato lentamente scemando e, dopo inutili parolacce e sterili battibecchi, sono arrivati col tempo anche veri commenti di natura musicale e televisiva.

Fra tutti i concorrenti in gara, sin dall’inizio ero stato colpito dai giovani Ambra Marie e Daniele, dal gruppo The bastard sons of Dionison e specialmente da Matteo. Arrivati all’ultima puntata di “XFactor” edizione 2009, purtroppo i primi due sono stati eliminati (la prima troppo presto, l’altro ingiustamente in semifinale) e i restanti dovranno vedersela in finale con Juri. E sono qui oggi proprio a perorare la causa di uno di loro, ovvero il mio bravissimo omonimo livornese. Una voce straordinaria ed eclettica, diretta, “piena” e potente, capace di un’intonazione ai limiti della perfezione e di raggiungere note altissime, tenute senza nessun tentennamento e alcuna imprecisione, in un crescendo emozionante e intenso. Se scrivo oggi di “XFactor”, senza aspettare di conoscere il risultato della gara che si svolgerà fra poche ore, infatti, è proprio per invitare chiunque segua la trasmissione e si trovi a leggere questo post a votare questa sera per Matteo Beccucci. Se non lo hai ancora mai visto all’opera, fra le sue tante esibizioni ho deciso di selezionare e inserire di seguito la sua splendida interpretazione di “Eye in the sky” degli Alan Parson Project. Guardala… anzi… ascoltala e capirai perché stasera, per la prima volta nella mia “vita di telespettatore”, mi farò “incastrare” dal meccanismo del televoto e supporterò questo talentuoso artista. Magari non sarà lui a vincere, anche se è il più bravo… in fondo anche i Bastards sono forti ed hanno decisamente molto appeal sul pubblico giovane, mentre Yuri sembra decisamente molto più “collocabile” e redditizio dal punto di vista discografico / aziendale… ma il “caso Ferreri” dimostra che alla fine sono le qualità individuali a contare davvero e che non è necessario vincere “XFactor” per sfruttarlo come “trampolino di lancio” verso un futuro musicale brillante.