martedì 12 febbraio 2008

Diego

Come quasi ogni italiano, sono sempre stato un appassionato di calcio. Lo seguivo sin da piccolo in TV e giocavo ogni settimana la schedina (una colonna con una doppia... una volta ho addirittura fatto un 12... da 96.000 lire o giù di li...).

Negli ultimi anni del liceo andavo ogni due Domeniche allo "stadio" (ci vuole coraggio a definire il Tarsitano così, ma ora che l'hanno abbattuto, nel ricordo si nobilita) a vedere le partite della Paolana, la squadra del paese. Un paio di volte l'ho addirittura seguita in trasferta con Danilo, come nel fallimentare spareggio a Messina, il cui ricordo più vividono sono i chilometri percorsi a piedi e i mitologici abitanti delle case che affacciano proprio sul campo. Evidentemente esasperati dal caos quotidiano, hanno ben pensato di rinfrescarci con lancio di gavettoni dai piani alti. Dei veri signori.

Nel periodo dell'università andavo all'Olimpico almeno due volte all'anno, quando di mezzo non c'era anche la Coppa Italia, per ammirare la mia squadra del cuore impegnata in campionato contro le due formazioni capitoline. Sono un tifoso della Juventus. Il primo ricordo che ho del calcio è una sequenza di "90° minuto", in cui un giocatore con indosso una maglia bianconera tirava una punizione potente ed elegante dal limite dell'area, mettendo la palla sotto l'incrocio, ma perdendo subito dopo l'equilibrio sul fondo viscido e cascando col sedere a terra. Esultava con uno sguardo talmente divertito e sornione, da farmi prendere all'improvviso coscienza di qualcosa. Il calciatore era Michel Platini e in quel momento mi ha fatto scoprire, con la sua classe e il suo stile, di essere un supporter juventino. La Juve l'ho sempre seguita parecchio, sia in televisione che dal vivo, anche perchè tutti i miei migliori amici condividono questa mia stessa "fede" calcistica. Se penso a Checcho, Livio e Luigi sotto la tempesta di Perugia, mentre perdevamo lo scudetto nella farsa della palla a nuoto... mah... meglio non ricordare...

Poi è arrivata "calciopoli" e l'interesse è crollato. Per fortuna ho seguito con gusto e soddisfazione i mondiali di Germania. D'altronde lavoro a stretto contatto con numerosi colleghi francesi, dunque lascio immaginare che ulteriore gusto possa aver assunto la vittoria in finale sulla nazionale d'oltralpe. Però dopo non è stato più lo stesso. La Juventus (giustamente) in serie B. Gli imbrogli e le menzogne di Moggi e compagnia bella (si fa per dire) venuti a galla, ma più in generale il clima disonesto e gli interessi dell'intero "sistema calcio italiano". I continui atti di violenza verbale e fisica, con i morti ammazzati fuori dagli stadi, nelle strade e nelle autostrade, come se vivessimo in un'assurda guerra civile. Il business sempre più esagerato e a tutti i costi, a discapito dello sport vero. Mi sono sentito improvvisamente tradito e disgustato da tutto questo mondo e da quello che è diventato. Ho smesso di guardare i goal in TV, di andare a giocare la schedina o di fare un paio di scommesse, addirittura di informarmi sui risultati delle partite. Stop, di colpo. Senza che sia stata una scelta predeterminata, è avvenuto tutto in maniera assolutamente naturale.

Ma negli ultimi mesi un che di sopito si è risvegliato. Un fiore è tornato a sbocciare in questo deserto. E' successo qualcosa, che per adesso mi ha spinto a seguire di nuovo i programmi televisivi della domenica. Saltando tutte le interviste ignoranti e ripetitive, le contestate moviole o gli inutili scoop di mercato. Seguo il calcio in TV solo per tornare alle origini. Per stupirmi davanti a un "eurogoal" o a un dribbling secco. Per meravigliarmi di fronte a un'ardita serpentina fra gli avversari o a un perfetto stop a seguire. Per gioire grazie a un triangolo chiuso sulla fascia o a un lancio millimetrico. Per restare a bocca aperta a causa di una parata impossibile o di un intervento in scivolata che salva la situazione. Cosa è successo? Cosa mi ha fatto riscoprire che l'essenza di questo sport è ancora il divertimento e lo spettacolo? Che il calcio è ancora bello? Che le punizioni si continuano a mettere sotto il sette e che si cade ancora allegramente col sedere in terra dopo averlo fatto? Semplice. Andando alla ricerca di scontrini e ricevute, dopo tanto tempo ho rovistato nelle tasche secondarie del mio portafogli e ho trovato una figurina che conservo da parecchio e ormai non vedevo da tanto, quasi da essermi scordato di averla sempre con me. Lo sticker è quello di Diego. Armando. Maradona. L'ho rivisto e una serie di flash mi ha bombardato il cervello. Il resto è venuto da se.



PS: questo non è sport, è poesia.

PPS: come disse il telecronista argentino, esultando per il goal di Maradona ai mondiali di Messico '86 contro l'Inghilterra... quello in cui scavalcò 7 avversari partendo dalla propria metà campo, prima di appoggiare dolcemente la palla nella porta ormai sguarnita... "Gracias, Dios. Por el futbol, por Maradona, por estas lagrimas".

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