sabato 31 maggio 2008

Difendi l'Isola o muori

Devo ammetterlo, ho scoperto "LOST" con un certo ritardo. O meglio... avevo iniziato a seguire la serie con minimo di costanza, poi per ragioni indipendenti dalla mia voltà avevo perso alcune puntate e... non ci capivo più nulla. Ai tempi della prima messa in onda televisiva ancora non avevo la possibilità di recuperare in digitale gli episodi saltati, dunque avevo deciso di interrompere una visione così confusa e incompleta in attesa di riuscire a riprendere il filo del discorso laddove si era interrotto. A un certo punto finalmente ce l'ho fatta. Poco prima che iniziasse in Italia la terza stagione, ero riuscito a reperire e gustarmi tutte d'un fiato le prime due annate ed ero ufficialmente diventato un fan della serie: l'Isola, il volo Oceanic 815, i sopravvissuti, gli Altri, la botola, i numeri, il progetto Dharma e tutti gli altri elementi al centro della saga mi avevano davvero affascinato.

Serial TV: LOST

La saga, creata dai geniali J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber e sceneggiata dai migliori autori in circolazione, è una delle produzioni seriali più interessanti di tutti i tempi, anche perchè riesce ad adattarsi alle peculiarità del mezzo di comunicazione televisivo e a sfruttarne tutte le potenzialità. Mistero, suspence e azione sono condensati nei 40 minuti di ogni episodio e ogni puntata è concatenata alla precedente e alla successiva, in un altalenarsi di momenti poetici e sconvolgenti colpi di scena. La storia... per i pochi che ancora non la conoscessero... narra le avventure di un gruppo di superstiti all'incidente del volo Oceanic 815, che precipitano inspiegabilmente su una misteriosa isola. Un luogo molto strano, in cui le leggi della natura vengono sovvertite. Un posto in cui si realizzano i sogni, ma anche gli incubi. Un pezzo di mondo dimenticato, dove i miracoli possono diventare realtà. L'isola non è solo lo scenario in cui si muovono le gesta dei sopravvissuti. L'isola è uno dei protagonisti, forse quello principale. Con le sua atmosfera strana e a tratti irreale, con la forza e le energie che sembra emanare, con i misteri e i segreti che la avvolgono. E' in questo contesto così ambiguo e pieno di interrogativi che impariamo a conoscere i personaggi e a vederli evolvere. Sono tutti molto diversi fra loro, ma hanno qualcosa in comune: ciascuno di essi ha qualche conto aperto col passato. Nella loro storia e nella loro vita "precedente all'isola" si sono lasciati alle spalle qualcosa o qualcuno che continua a tormentarli, che ancora segna le loro esistenze e agita i loro incubi. Nel loro viaggio alla scoperta dell'isola e delle verità che nasconde, ogni personaggio in realtà andrà anche alla scoperta di se stesso, per liberarsi dai propri fantasmi e rinascere, assumendo una nuova forma. Come dei bruchi che, grazie alle energie pulsanti nell'isola, riusciranno finalmente a liberarsi del proprio involuco da crisalidi e a spiccare il volo in forma di farfalle.

La sceneggiatura è completamente tarata sull'esplorazione di due elementi: scoprire la vera natura dell'isola e conoscere i personaggi, anche per capire come mai sono stati "scelti" per essere lì. I due elementi, dunque, sono strettamente interconnessi fra loro. E' proprio attraverso le esperienze vissute sull'isola se ogni sopravvissuto mosterà il suo vero volto, svelandoci lentamente cosa lo ha portato ad essere la persona che vediamo in quel momento. Il montaggio è fondamentale per raggiungere questo scopo. L'uso di flash-back, infatti, è davvero massiccio e funzionale. Le scene del presente e del passato si incontrano e si intersecano in maniera inscindibile, creando un bilanciato e ordinato altalenarsi fra piani temporali differenti. Ogni personaggio è analizzato a 360°, diventa quasi "vivo" per quanto è ben costruito e articolato. Non si tratta solo di trame ben congeniate e dialoghi azzeccati. Ogni superstite ha la sua personalità ed è assolutamente credibile e "tridimensionale", anche se calato in un contesto così avventuroso e irreale. Grande attenzione è dedicata anche ai personaggi secondari, ma naturalmente la maggior attenzione è puntata sulla vasta schiera di protagonisti: il dottor Jack Shephard (Matthew Fox), la fugiasca Kate Austen (Evangeline Lilly), il truffatore James "Sawyer" Ford (Josh Holloway), la rock-star Charlie Pace (Dominic Monaghan), l'enigmatico John Locke (Terry O'Quinn), lo sfortunato Hugo “Hurley” Reyes (Jorge Garcia), il tenebroso Sayid Jarrah (Naveen Andrews),il "deus ex machina" Benjamin "Ben" Linus (Michael Emerson) o Desmond David Hume (Henry Ian Cusick)... "la costante"... giusto per citare i miei favoriti.

Serial TV: LOST

Quando ho terminato di vedere la terza serie in italiano, sono rimasto senza fiato, anche per l'introduzione a sorpresa di un nuovo strumento narrativo: quello del flash-forward. Dopo averci presentato il passato e il presente dei loro personaggi, gli autori hanno deciso di farci dare uno sguardo al loro futuro, senza alcun preavviso. E ci hanno mostrato che qualcuno dall'isola avrebbe fatto davvero ritorno, ma non senza pagarne le conseguenze. Da allora ho iniziato ad attendere che la quarta stagione venisse trasmessa negli Stati Uniti, deciso a seguirla "in real time" in lingua originale. Preceduto dal teaser "Defend the island or die", il primo episodio della quarta serie ("The beginning of the end") è andato in onda negli States il 31 Gennaio 2008 e mi ha letteralmente inchiodato alla poltrona. Per me ormai vedere un nuovo episodio di "LOST" il Venerdi sera è diventato un rito, anzi... lo era fino a ieri, quando ho visto la puntata doppia "There's no place like home" (LOST 4x13), ultimo episodio della quarta stagione. Una puntata che "chiude il cerchio", partendo laddove era terminata la stagione precedente e congiungendo in un attimo la narrazione su tutti i livelli cronologici. Il quadro sembra finalmente più chiaro e il giudizio finale è assolutamente positivo. Se nelle tre prime annate nella maggior parte dei casi erano state poste domande ed instillati dubbi, sia nei personaggi che negli spettatori, in questa quarta serie si ribaltano tutte le prospettive e si danno finalmente delle risposte, di cui iniziava davvero a sentirsi il bisogno. Risposte alle volte davvero inaspettate, che riescono anche ad aprire nuovi sbocchi e percorsi narrativi. Situazioni che cambiano, rapporti che si trasformano, eroi che cadono, personaggi che ritornano, altri che se ne vanno per sempre. E l'isola... che inizia a mostrare il suo vero volto, carico di esoterismo e teorie scientifiche che oltrepassano i limiti del fantastico...

Visto il clamoroso successo delle stagioni precedenti e la strepitosa accoglienza del pubblico per la quarta serie, Season 4 è arrivata prestissimo anche in edizione italiana, iniziando il 7 Aprile su FOX, per concludersi probabilmente a Luglio. Dunque è molto probabile che già agli inizi del prossimo autunno venga trasmessa in chiaro anche su Rai Due, che finora le ha riservato un trattamento di tutto rispetto. Se non hai visto le tre stagioni precedenti e vuoi recuperare alla svelta per essere pronto a gustare questo piccolo capolavoro o se hai semplicemente voglia di rinfrescarti la memoria, ecco a te il video perfetto, in cui in soli 8 minuti vengono riassunte tutte le trame più importanti delle prime tre stagioni di "LOST"...

giovedì 29 maggio 2008

Tutte le strade portano a...

Losso, Ottone, Piacenza, Emilia Romagna, Italia, Terra
Ringrazio per questa simpatica foto il mitico Paolo. Di solito ho il piacere di incontrarlo solo durante il "dopo festival" delle comics convention, per cene a base di cordialità, piacevoli chiacchierate, buon vino (rigorosamente scelto da lui) e altrettanto gustoso cibo, con l'ottima compagnia del comune amico Cristiano. Durante il nostro più recente meeting (a Mantova '08, per l'occasione insieme ad Alessio e Nicola) mi aveva accennato di questa ridente località in provincia di Piacenza con cui condivido il cognome / nome: qualche giorno fa ha infine provveduto a fornire anche le prove! :-)

martedì 27 maggio 2008

Testa e croce

Si intitola "Monetine" la nuova greatest hits doppia di Daniele Silvestri. L'ho acquistata pochi giorni fa e ormai è in "heavy rotation" sul mio portatile. Per gustarla meglio ho addirittura accantonato l'uso delle cuffie e sto lasciando che il suono si propaghi liberamente nel (pur angusto) spazio della mia stanza. L'album contiene i più grandi successi del cantautore romano e ripercorre tutta la sua carriera, da primi successi come "Le cose che abbiamo in comune" e "Cohiba" al recente tormentone "La paranza". La maggior parte di questi 35 pezzi è riproposta in versione originale o "live", ma sono anche presenti due inediti, una cover ("Una giornata al mare" di Paolo Conte) e cinque rifacimenti. Fra questi anche la title track "Monetine", di cui propongo più in basso un video live, versione rivista e aggiornata di "Pozzo dei desideri" del 1999. Un brano contro tutte le forme di dipendenza dal gioco d'azzardo, anche quello legalizzato dalle TV o dallo Stato per "battere cassa". Ma va inserita nella categoria dei riarrangiamenti anche la splendida"Idiota": le canzoni contenute nei due CD sono tutte (e dico proprio TUTTE) belle, ma probabilmente questa è la migliore dell'intera collection.

L'intero lavoro è un calderone di stili e sonorità diverse, che permettono di seguire l'evoluzione dell'autore e mostrano il suo grande eclettismo sia sotto il profilo contenutistico che musicale. Canzoni assolutamente ironiche e divertenti si affiancano a pezzi di denuncia, talvolta addirittura "politici", e dal contenuto mai scontato, anche quando parlano "semplicemente" di amore. Ad un pezzo rock, ne segue uno dai sapori caraibici, per poi passare con assoluta naturalezza all'hip-hop old school e al reggae roots, rimbalzando dal blues al jazz, ma senza snobbare la tradizione italiana e altre tendenze e generi. Per arrivare a quel miscuglio di tematiche e suoni che, combinati e tenuti insieme da una strana alchimia musicale, vanno a creare quello che è il suo (a)tipico e personalissimo (non)stile, fatto di contaminazioni e necessità di comunicare.

Ho sempre seguito Daniele Silvestri, trovandomi spesso a canticchiare le sue hit. Credo che sia uno dei migliori autori italiani, una delle poche "voci fuori dal coro". Un cantante che non ha paura di esporsi ed esprimere le sue idee, dimostrando che la musica può ancora essere un mezzo per divertirsi e far divertire, ma anche uno strumento di denuncia, per parlare a tutti dei problemi della società e stimolare una riflessione. "Monetine" è il perfetto contenitore di tutto questo, dunque... pur essendo essenzialmente una raccolta di vecchi pezzi... devo ammetere che ne sentivo davvero il bisogno, specialmente adesso. Hasta la victoria, Daniele... e alla prossima raccolta dei tuoi meritati successi...



Il testo di "Monetine" di Daniele Silvestri.

sabato 17 maggio 2008

Lab rats

Non sono un fanatico di CSI: Crime Scene Investigation. Intendiamoci... la serie ideata da Anthony E. Zuiker mi piace molto. La trovo uno dei prodotti più innovativi degli ultimi anni e ritengo che il suo produttore, Jerry Bruckheimer, stia lasciando un segno indelebile nel mondo della comunicazioni visiva. Le storie sono sempre intriganti e i personaggi ben costruiti. Anche gli spin-off abientati a Miami e New York non mi dispiacciono, sebbene non siano paragonabili all'originale, che conserva un fascino unico. Però non vivo come un dramma aver perso una puntata del serial. Lo guardo tendenzialmente in TV, senza farne un "appuntamento fisso" e senza mai aver avuto voglia di recuperare le tante stagioni della serie in formato digitale. Però qualche giorno fa mi sono innamorato di uno degli episodi, il ventesimo della settima stagione, scritto da Naren Shankar & Sarah Goldfinger e diretto da Brad Tanenbaum, andato in onda per la precisione Mercoledi 14 su Italia 1. La puntata di intitola "Topi di laboratorio" ("Lab rats") ed è un piccolo gioiello in quanto a trama, regia, fotografia, movimenti di camera e scenografie. Al centro della vicenda questa volta ci sono alcuni dei personaggi secondari della serie. I "topi di laboratorio", per l'appunto, alcuni dei tecnici che abitualmente analizzano campioni ed effettuano analisi, senza mai essere "al centro dell'azione" e limitandosi abitualmente a supportare i protagonisti principali. Questa volta, invece, sono proprio i "lab rats" a occupare il centro della scena, mentre Gil Grissom è impegnato nell'obitorio in una lotta all'ultimo indizio contro un altro tipo di roditore... un topo vero. Un episodio divertente e dalla costruzione davvero inusuale, che ribalta la prospettiva sotto tutti i punti di vista e che è riuscito a stupirmi ed ipnotizzarmi. Se non l'hai ancora visto e hai intenzione di recuperarlo, non cliccare sul video che ho scovato in rete e che trovi di seguito: si tratta della "scena madre" dell'episodio, in lingua originale, con un paio di passaggi davvero geniali... "It's my lucky day"...

martedì 13 maggio 2008

Alex, uno di noi

Eh si... specialmente in prospettiva Europeo 2008... Alex, uno di noi.
Non solo perchè sono un tifoso della Juventus e perchè Alessandro Del Piero ci ha fatto vincere campionati, Champions League, coppa Intercontinentale e altre coppette varie. Non solo perchè è il capitano e perchè ci delizia da anni con le sue giocate spettacolari. Non solo perchè ha segnato più di 200 goal in bianconero e sono uno più bello dell'altro, come puoi verificare nel video più in basso. Non solo perchè è uno dei più grandi talenti dello sport nazionale e ha dato tanto al calcio. Non solo perchè anche grazie al suo contributo fondamentale abbiamo vinto i recenti mondiali e l'Italia è diventata campione del mondo... almeno per una volta e almeno nello sport. Non solo perchè è un grande atleta ed è stato capace di risorgere da infortuni che avrebbero stroncato la carriera di molti altri.
Alex è uno di noi perchè... è una persona normale. O... almeno... riesce a dare questa idea. D'accordo, è un milionario che si guadagna lautamente da vivere giocando a pallone e girando spot televisivi. Ma a parte questo "piccolo particolare" è una persona normale. Anzi... nonostante questo è una persona normale... uno di noi. Mai apparso sui rotocalchi rosa o le testate scandalistiche. Mai ostentate la sua ricchezza e la sua fama. Mai fatto un fallo violento, che potesse mettere in pericolo l'incolumità dei suoi avversari. Mai mollato, anche nei momenti più difficili, sia dal punto di vista fisico che morale. E' un uomo che fa il suo lavoro e vive la sua vita, lontano dalla luce di quei riflettori che... se volesse... potrebbero essere puntati solo su di lui. Un uomo che sembra sincero, sereno e onesto. Un uomo capace di autocritica e di non montarsi la testa. Un italiano in cui sono felice di identificarmi e da cui sarei orgoglioso di sentirmi rappresentato anche in nazionale. Anche perchè proprio non mi sento affatto rappresentato da quei violenti gladiatori tatuati, tuffatori provetti o provocatori di professione che ci spacciano come miti... bei modelli di comportamento sono quelli. No grazie, preferisco un "bravo ragazzo", uno di noi...

venerdì 9 maggio 2008

Peppino è vivo e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai

Per chi ha imparato a proprie spese cosa è la mafia.
Per chi con la mafia è costretto a conviverci, ma ha voglia di cambiare le cose.
Per chi la mafia la combatte tutti i giorni. Facendo onestamente il proprio lavoro. Nei negozi, negli uffici, nelle industrie, nelle strade, nei campi o nelle aule dei tribunali. Ovunque.
Per chi non bacia le mani.
Per chi la mafia la denuncia con tutte le sue forze.
Per chi dalla mafia è stato ucciso.
Per chi non riesce a trattenere il massimo disgusto quando sente dire che "La mafia non esiste".
Per chi pensa che la mafia è solo una montagna di merda.
Per chi vive in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia.
Per chi non dimentica.
Per non dimenticare.
Per Peppino Impastato.


Scena finale del film "I cento passi" di Marco Tullio Giordana.

In memoria di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 Maggio 1978.

martedì 6 maggio 2008

L'uomo di ferro

"Iron Man...affascinate. Anche se la definizione non è propriamente corretta. Tecnicamente si tratta di una lega di oro e vibranio".

La citazione è fedele quanto la mia scarsissima memoria a breve termine mi consenta, ma è tratta dal film di "Iron Man", che sono andato a vedere un paio di giorni fa insieme ad Alessio, Carlo e Marco. C'era anche Evelin, la ragazza di Carlo. Cosa lei pensi di noi dopo questo evento e la successiva cena, in cui il nerdometro si è decisamente impennato, onestamente preferisco non saperlo. Ma il film è stato troppo esaltante per permettermi di trattenere l'entusiasmo.

Considero "Iron Man" il miglior film di super-eroi di tutti i tempi, superiore ai suoi ormai tanti predecessori non solo dal punto di vista visivo e "super", ma anche per quel che riguarda la sceneggiatura e la resa finale della pellicola diretta da Jon Favreau. Un film di intrattenimento e azione, si intenda. Nulla di esistenzialista o "di contenuto", ma una pellicola non stupida e davvero per tutti. Probabilmente anche per merito della natura tecnologica dei poteri dell'eroe, più comprensibili e "possibili", di certo più "credibili" di alterazioni mutanti o genetiche. Chiunque potrebbe lasciarsi affascinare dalla storia del geniale Tony Stark, nella sua parabola da egocentrico fabbricatore di morte a eroe deciso a fare di tutto pur di espiare le sue colpe.

Cinema: Iron Man

I dialoghi sono brillanti e divertenti, perfetti per i personaggi. Specialmente per il protagonista, grazie alla splendida prova offerta da Robert Downey Jr. Sembra che il ruolo di Stark gli sia stato cucito addosso, che sia nato per intepretare questo personaggio. L'uomo più intelligente del pianeta, uno dei più ricchi. Prima un geniale e miliardario stronzetto arrogante, pieno di se e dalla battuta pronta. Poi un uomo in cerca di redenzione. L'attore regge il peso del film, senza un attimo di pausa, e la tensione resta sempre alta sino alla fine. Ma anche il resto del cast non sfigura, col bravo Terrence Howard, la splendida Gwyneth Paltrow (ancora più bella coi capelli rossi) e l'irriconoscibile Jeff Bridges.

Su una buona trama di fondo, su un ottimo cast e su una confezione impeccabile si innestano alla perfezione gli spettacolari effetti speciali. Bisogna dire che il processo è iniziato bene, con l'incredibile graphic design delle armature, realizzata dal grande Adi Granov. Partendo dai suoi lavori, i migliori maestri della Industrial Light and & Magic hanno creato qualcosa che va al di là dell'immaginazione. L'armatura di Iron Man sembra vera. Certo, è un oggetto fantascientifico, ma assistiamo con emozione alla sua genesi, la vediamo nascere ed evolversi. Dalla prima versione "steampunk", tutta bulloni, ingranaggi e lastre di metallo grezzo, al modello finale, coi materiali migliori, sistemi idraulici e il massimo supporto della più moderna tecnologia digitale. Si resta sbalorditi vedendola in azione. Che spicchi semplicemente il volo o che stia solcando i cieli durante un inseguimento mozzafiato con caccia in assetto da ingaggio. Che Stark la stia indossando o che sia impegnato in un combattimento pesante a terra. Ma non sembra di avere di fronte qualcosa di alieno. Più che altro il futuro della nostra tecnologia, come se si stesse guardano un tipo avvenieristico di motocicletta, automobile o aereo e non un'astronave. Fantastico.

Un altro colpo vincente dei personaggi Marvel al cinema, che si appresta a diventare uno dei block-buster della stagione. Un successo che arrivato davvero al momento opportuno, dato che si tratta della prima produzione diretta dalla Casa delle Idee e del suo primo grande investimento nel settore. Un flop commerciale sarebbe stato sicuramente devastante e avrebbe precluso futuri progetti. Invece adesso tutto è possibile. Ti consiglio davvero di andare a vedere il film prima possibile sul grande schermo del cinema. Esalta il risultato finale e... magari... esalterà anche te! E... mi raccomando... resta ben saldo sulla tua poltrona sino a quando non saranno terminati i titoli di coda... una piacevole sopresa ti aspetta... io sono già in attesa del sequel, qualunque cosa sia...

domenica 4 maggio 2008

MySpace vs Facebook

Mi sono avvicinato solo da poco al mondo dei "social network" in rete. Fino a poco tempo fa non lo capivo, non credevo potesse essere davvero una forma di "comunità virtuale" o "rete sociale". Mi sembrava solo il modo in cui chiunque, anche il più inesperto in fatto di web, potesse avere la propria pagina personale su Internet. Nulla di strano o non condivisibile, in fondo la democrazia della Rete sta anche nel fatto che chiunque possa entrare a farne parte e contribuire alla sua crescita, al di là di una fruzione semplicemente passiva. Al limite... meglio un blog! Ma dato che mi diletto a scribacchiare in html e javascript, prima di entrare nel "tunnel del blog", i miei siti web li ho sempre creati da zero godendo della libertà di progettare tutto come meglio credo, senza "regole" da rispettare. Dunque non avevo mai sentito la necessità di "appoggiarmi" a strutture preesistenti e in qualche maniera vincolanti. Poi... un pò per curiosità, un pò per cultura personale, un pò perchè spinto da amici già presenti "nella rete estesa"... anche io ho deciso di affrontare il mondo dei "social networks", affacciandomi quasi in parallelo sulla piattaforma di MySpace e su quella di Facebook, scoprendone così differenze, pregi e difetti. Sebbene entrambi gli spazi siano percepiti nella stessa maniera, in realtà sono tra di loro molto diversi.

Tom Anderson, il creatore di MySpace

MySpace si può considerare la prima e più diffusa esperienza del genere. Il prode Tom Anderson... si proprio quel Tom primo amico di tutti gli utenti del network... ha avuto un'idea geniale e ha creato in 10 anni il sesto sito web più popolare al mondo. Ma specialmente ha dato a milioni di internauti la possibilità di entrare in contatto. MySpace è una rete che connette davvero una miriade di utenti sparsi in giro per il globo, facendo circolare informazioni, immagini, musica, video... idee. MySpace è un'ottima vetrina per chiunque voglia mettere in mostra se stesso ed i propri lavori. Probabilmente è il migliore spazio di visibilità offerto nell'era globale del digitale. E' diffusissimo e permette di condividere qualsiasi tipo di contenuto, dando la possibilità di fare promozione e di confrontarsi col pubblico più vasto possibile, quello che nessun altro mezzo di comunicazione riuscirebbe a contattare in maniera così massiccia. MySpace è così potente perchè è un fenomeno di massa, che ha contagiato persone di tutti i tipi spingendole ad un uso sempre più consapevole e continuato di Internet. Ci sono persone che hanno iniziato a connettersi tutti i giorni solo per vedere se avevano qualche nuovo amico. Poi si sono anche persone e artisti che grazie a MySpace hanno costruito la propria fortuna, esportando in tutto il mondo la propria immagine e i propri lavori a costo zero. Modelle o musicisti che adesso sono diventate delle vere e proprie star, hanno iniziato dal nulla, semplicemente sfruttando le possibilità di contatti e visibilità offerte da MySpace. Perchè su MySpace più che contattare le persone che si conoscono già, si "richiede amicizia" specialmente agli sconosciuti, per allargare il proprio bacino d'utenza.

Lo spazio, dunque, ha moltissimi meriti, ma anche qualche difetto, insito nella sua stessa natura. MySpace, infatti, vuole lanciare un messaggio di libertà, eguaglianza e autonomia. Dunque è semplicissimo da utilizzare e da la possibilità ai propri utenti di customizzare la pagina come meglio credono, anche grazie ai tanti "editor" spuntati in giro per la rete come funghi dopo una notte umida. Ma i risultati troppo spesso sono devastanti. Pagine cariche di qualsiasi tipo di contenuto, widgets che entrano in conflitto fra loro, file pesanti e ingestibili. Tutti elementi che danno del filo da torcere persino ai sistemi più stabili e alle connessioni iper-veloci a banda larga. Un passo indietro nella fruibilità del web. La maggiorparte dei "webdesigner fai da te", poi, non ha la minima idea di cosa siano i concetti di risoluzione video, grafica e navigabilità. Dunque ecco che il povero utente si trova ad affrontare spazi web incomprensibili. Con accostamenti cromatici improbabili, che rendono il tutto illegibile. Con barre di spaziamento laterali interminabili. Con strutture che lasciano allibiti per la loro non-navigabilità. Ecco che MySpace mostra il suo lato peggiore. Lasciando piena autonomia, infatti, sia il network che in generale la rete si "inquinano", con pagine dannose per l'utente e per l'utilizzo ottimale delle possibilità messe a disposizione da Internet. La libertà è sempre preziosa e apprezzabile, ma questa è l'anarchia più totale e probabilmente qualche "paletto tecnico" sarebbe necessario, per mettere un pò di ordine in tutto questo caos.

Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook

L'approccio di Facebook è completamente diverso. Infatti Mark Zuckerberg ha definito la sua creazione non un "social network", ma una "social utility". Il suo scopo non è quello di essere vetrina o di mettere in contatto persone che non si conoscono. L'idea alla basa di Facebook è più intima e a misura d'uomo. Perchè questa piattaforma, almeno per come la sto vivendo io, ha lo scopo di connettere gruppi già esistenti anche nel mondo reale. E' una maniera per far restare in contatto amici e parenti che sono lontanti e che trovano in Facebook una maniera divertente, veloce e completa per coltivare il proprio rapporto anche a distanza. Quì la struttura visiva è molto più rigida, ma i servizi offerti sono a dir poco infiniti, grazie a una serie di utilità esterne che coprono qualsiasi aspetto dell'esistenza umana. Nella tua pagina di Facebook puoi inserire tutto quello che ti piace, per condividere i tuoi interessi con tutte le persone che ti stanno a cuore, aggiornandole sulle tue attività e i tuoi stati d'animo. Facebook è come una "casa virtuale", in cui possiamo essere veramente noi stessi e "metterci a nudo", invitando solo gli amici e senza aver paura di scoprirci troppo perchè occhi indiscreti potrebbero osservarci. Il grande problema di Facebook, in questo momento, è di non essere ancora abbastanza diffuso, quantomeno non ai livelli di MySpace. Il suo approccio è ancora un po' "difficile" per l'utente medio della rete e, comunque, non offre alcun tipo di "ritorno", se non la soddisfazione personale. Se ormai chiunque oggi ha la sua pagina su MySpace, è raro trovare amici e parenti coi quali si vorrebbe restare in contatto che abbiano anche una pagina su Facebook, limitando la ramificazione dei contatti e l'utilità del mezzo. Ma sono certo che le cose cambieranno, molto e presto, con FB che diventerà in breve tempo "IL" social network per antonomasia.

Sebbene al'inizio li avessi scambiati per la stessa cosa, insomma, in realtà MySpace e Facebook sono due strumenti completamente diversi. E la loro profonda diversità si palesa immediatamente quando si prova ad accedere ai due sistemi. Come puoi ben vedere se provi a raggiungere la pagina di MySpace che ho creato per l'Amazing Comics Network e il mio profilo personale su Facebook. La prima è visibile a tutti, anche a chi non è registrato "nella rete estesa". Mentre per vedere il secondo, devi prima entrare nel sistema iscrivendoti e poi naturalmente dovrai anche attendere che io accetti la tua richiesta: per caso vuoi fare amicizia? Sai dove trovarmi... :-)

giovedì 1 maggio 2008

Quando un operaio muore

"Quando un operaio muore, è un assassinio, quasi sempre".



1° Maggio. Festa del lavoro. Un lavoro che dovrebbe essere un diritto inalienabile, per contribuire alla sopravvivenza e alla piena realizzazione dell'essere umano. Un lavoro che non c'è, che rende disoccupati. Un lavoro piegato alle leggi di mercato, che rende precari. Un lavoro che viene sfruttato, che rende schiavi. Un lavoro che può anche procurare la morte.

Penso che Beppe Grillo, nel precedente estratto video dal V2-Day a Torino, abbia detto tutto. Mi ha colpito specialmente l'ultimo passaggio, in cui ho intravisto una delle possibili soluzioni per arginare la tragedia delle morti sul lavoro...
"Quando un operaio muore, si danni incentivi alle aziende che diminuiscono gli incidenti.
E non si chiudono quelle producono i morti.
Quando un operaio muore è perchè la sicurezza è troppo onerosa per la confindustria.
Quando un operaio muore è un fatto di business, qualcuno ci ha guadagnato sopra."

E' vero... la maggiorparte delle aziende, capisce solo una cosa: il business, gli affari, ciò che è economicamente conveniente. E finchè sarà più redditizio risparmiare sulla sicurezza dei lavoratori, la situazione non cambierà. Dunque dovrebbe farsi in modo che ogni morte sul lavoro costi alle aziende molto più di quanto abbia fatto loro risparmiare. A ogni "morte bianca", l'attività dell'azienda dovrebbe essere immediatamente e totalmente interrotta dalle autorità, anche per settimane. Per avere tutto il tempo di effettuare qualsiasi tipo di verifica e controllo, dalle norme di sicurezza elementari ai libri contabili. Per fare in modo che non solo chi ha colpa paghi per le proprie responsabilità immediate, ma anche perchè non accada mai più in futuro.

 

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